Guinea Conakry, Campagna della Chiesa per fermare l’emigrazione giovanile
Lisa Zengarini - Vatican News
Anche la Chiesa cattolica della Guinea-Conakry aderisce alla campagna “Liberi di partire, liberi di restare”, l’iniziativa lanciata nel 2017 dalla Conferenza episcopale italiana (Cei) per dare una risposta concreta al fenomeno delle migrazioni dai Paesi in via di sviluppo e finanziata con i fondi dell'8 per mille. L’obiettivo della campagna è di dare sostegno ai migranti nei Paesi di partenza, di transito e di accoglienza, ma anche di scoraggiare i giovani dall’intraprendere viaggi pericolosi per raggiungere illegalmente l’Europa con la speranza di trovare lavoro e condizioni di vita migliori. Tra questi appunto quelli guineani che sempre più numerosi cercano di raggiungere l’Europa rischiando la propria vita.
In aumento l’emigrazione irregolare verso l’Europa
La Guinea Conakry è da sempre un Paese di emigrazione, ma mentre fino a poco tempo fa le principali destinazioni erano per lo più altre nazioni africane, in particolare quelle dell’Africa Occidentale, negli ultimi tempi è aumentata in modo esponenziale l’emigrazione irregolare verso il Vecchio Continente. A spingerli la povertà, soprattutto nelle campagne, e la disoccupazione che in Guinea Conakry raggiunge il 20% dei giovani tra i 25 e i 34 anni, ma anche l’illusione di trovare in Europa l’eldorado. Un sogno che non di rado si trasforma in un viaggio della morte o in un incubo fatto di detenzioni sommarie, torture e abusi da parte dei trafficanti di esseri umani. Ed è proprio per fermare questo giro infernale che la Chiesa della Guinea Conakry ha deciso di lanciare una campagna di sensibilizzazione in collaborazione con la Chiesa italiana.
La Chiesa non incoraggia l’emigrazione ma rispetta la libertà di coscienza
L’iniziativa è stata annunciata nel corso degli Stati generali della Gioventù diocesana riuniti nei giorni scorsi nel Centro pastorale “Mon Seigneur Raymond Marie” della capitale Conakry sul tema “Liberi di partire, liberi di restare, le opportunità socio-economiche esistono anche a casa mia”. A presiedere i lavori – riporta l’agenzia guineana Kalenews.org - l’arcivescovo Vincent Koulibay che ha sottolineato come la Chiesa non abbia mai incoraggiato o sostenuto l’emigrazione irregolare che “non è senza conseguenze pesanti”, anche se, ha detto, “rispetta la libertà di coscienza di tutti gli uomini e di tutte le donne”. Spetta però allo Stato, alle organizzazioni internazionali governative e non governative, ha puntualizzato, “fare il possibile per aiutare i giovani guineani a restare, lavorare e costruire una Guinea migliore”. A questi ultimi si è rivolto Gérard Ansou Bangoura, direttore dell’Organizzazione cattolica per la promozione umana, la Caritas locale, esortandoli a rimanere per contribuire allo sviluppo del loro Paese: “Vogliamo che capiscano che anche da noi ci sono opportunità economiche e sociali”.
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