Nuova alleanza tra modernità e Chiesa: la sfida nel libro di Giaccardi e Magatti
Cecilia Seppia - Città del Vaticano
La Chiesa ha bisogno di rigenerarsi, rinnovarsi, ricostruire con il mondo una nuova alleanza portando la propria parola di salvezza, però anche accettando di riconoscere alcuni errori e abbandonando modalità di comunicazione controproducenti. Parte da questa considerazione il viaggio della sociologa, docente all'Università Cattolica, Chiara Giaccardi e di suo marito Mauro Magatti sulle strade di una fede troppo spesso compromessa, ridotta a bandiera e ideologia contro qualcuno e invece bisognosa di farsi autentica, concreta, calandosi nel tempo attuale.
Recuperare la fede
Il cristianesimo vanta infatti oltre duemila anni di storia, un miliardo e mezzo di fedeli sparsi sul pianeta che lo rendono la più grande e seguita religione al mondo. Ma dietro la facciata rassicurante dei numeri, gli scricchiolii che si odono nell'edificio della cristianità non possono essere sottovalutati. La Chiesa cattolica romana, come si legge in questo libro, appare invece invecchiata e impacciata, in difficoltà soprattutto in Europa dove per la maggior parte dei trentenni la “questione di Dio” non ha alcuna rilevanza, e dove gli scandali finanziari e quelli degli abusi sessuali hanno inferto un duro colpo alla sua reputazione. In Europa e in occidente il destino della fede deve dunque misurarsi con un passato complesso in cui si sono attorcigliati cristianesimo, modernità, secolarizzazione, e con un presente in cui si intrecciano oggi, progresso scientifico e religioni fai da te. In che modo allora si domandano gli autori la Chiesa, pellegrina sulla terra, potrà star dentro la vicenda moderna di cui è stata l'architrave, ma che oggi la mette in difficoltà e che quasi non riesce più a comprendere? E soprattutto c’è ancora un nesso tra il destino delle nostre società e le vicende del cristianesimo?
Un cammino nuovo
“Noi scommettiamo che questo nesso ci sia” dice Chiara Giaccardi a Vatican News. “Abbiamo riletto la storia del rapporto tra la Chiesa e la modernità attraverso la parabola del Figliol Prodigo - prosegue - . Noi moderni siamo quel figlio che ad un certo punto ha pensato bene di fare a meno del Padre, di ciò che aveva ricevuto dalla tradizione. Ci siamo presi questa eredità e siamo andati fuori in maniera avida e arrogante per poi accorgerci che lì fuori il mondo non è affatto come lo avevamo immaginato. E da una parte questa parabola ci ricorda pure che il Padre ci ha lasciato andare, ci ha dato la nostra parte di eredità senza dire niente, rispettando la nostra libertà. Quindi quel Padre non è un padre-padrone che ci vuole sottomessi, ma un Dio misericordioso che ci lascia andare come estremo atto di amore e rispetto. Nel frattempo noi ci siamo resi conto che il mondo là fuori è molto arido, pieno di disuguaglianza e violenza. Quindi è bene che la Chiesa in questo scenario si riappropri della sua missione che è la salvezza delle anime e torni ad essere quella voce che ci ricorda di un amore che ci aspetta a braccia aperte non per punirci non per dirci: ‘te lo avevo detto che non dovevi uscire di casa’. Questo ritorno del figlio dal Padre è comunque l’inizio di un cammino nuovo, fondato su una nuova alleanza”.
Essere Chiesa in uscita
Per ricostruire e tornare a dialogare – afferma ancora la Giaccardi – la Chiesa ha una strada ben chiara davanti da percorrere, la stessa su cui si sta già muovendo Papa Francesco, quella di essere “Chiesa in uscita” verso il prossimo, i poveri, i malati e tutte le altre vite di scarto. Camminando, aggiunge l'autrice, emergerà la verità. Altro imperativo per vincere questa scommessa è continuare a rifiutare il linguaggio bellico dell’identità, non tornare indietro, al vecchio. Non è infatti la via del sovranismo o dell’uso politico della religione quella che salverà la Chiesa e il mondo, ma il dialogo, la preghiera, il perdono, il prendersi cura dell’altro.
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