Usa: vescovi e movimenti pro-life contro il finanziamento dei gruppi abortisti
Lisa Zengarini - Città del Vaticano
I vescovi degli Stati Uniti condividono le preoccupazioni dei movimenti pro-vita su un emendamento al nuovo pacchetto di stanziamenti destinati a finanziare interventi e programmi nazionali e internazionali (Sfops Bill) con cui verrebbero di fatto aggirate le misure introdotte dall’Amministrazione Trump contro l’uso di fondi pubblici per l’aborto. Questo il senso di una lettera sottoscritta dal presidente della Commissione per le attività pro-vita della Conferenza episcopale (Usccb), monsignor Joseph F. Naumann, insieme ad altri 17 gruppi pro-life, in cui si chiede al capo della Casa Bianca di impedire l’inserimento della proposta presentata dalla Senatrice democratica Jeanne Shaheen.
I fondi serviranno a finanziare l’aborto con i soldi dei contribuenti americani
L’emendamento Shaheen, infatti, aumenta in modo consistente gli stanziamenti ai programmi di pianificazione familiare all’estero, portandole dagli attuali 575 milioni a 632,55 milioni di dollari. Secondo i firmatari della lettera, questi fondi serviranno a finanziare, con i soldi dei contribuenti americani, “istituzioni che praticano l’aborto” e ong con sede negli Stati Uniti che promuovono in altri Paesi l’interruzione volontaria della gravidanza come metodo di pianificazione familiare, violando in tal modo il divieto imposto dalla Protecting Life in Global Health Assistance, la misura voluta dalla stessa Amministrazione Trump proprio per impedire l’uso di fondi federali per finanziare l’aborto.
L’emendamento discrimina i partner confessionali, quelli pro-life e pro-famiglia
Inoltre, la proposta viola lo spirito della Nuova Iniziativa di Partnership con la Usaid, l’Agenzia degli Stati Uniti per lo Sviluppo Internazionale, prendendo di mira e, di fatto, discriminando i partner confessionali, in particolare quelli pro-life e pro-famiglia. Di qui l’invito rivolto al Presidente Trump a respingere l’emendamento Sheenan, anche perché non rispetta l’accordo bipartisan sulle prossime due Leggi finanziarie 2020 e 2021 che impegna i partiti del Congresso a concordare preventivamente ogni nuova misura, nel caso questa comporti un aggravio per la spesa pubblica.
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