Natale nell’Amazzonia boliviana: la natura invita ad aprirsi al Dio che viene
Giada Aquilino - Città del Vaticano
Il Natale per i cristiani dell’Amazzonia boliviana, un milione e 200 mila persone su una popolazione di un milione e 600 mila, è anche un’occasione di prendere “sempre più coscienza” per essere partecipi “della Creazione”. A Vatican News parla monsignor Eugenio Coter, vicario apostolico di Pando, vescovo titolare di Tibiuca, in Bolivia, che nell’ottobre scorso ha preso parte all’Assemblea speciale del Sinodo dei Vescovi per la Regione Panamazzonica, al termine della quale è stato eletto come membro del Consiglio speciale. “Viviamo il Natale - spiega il presule - come la continuazione di un tempo di grazia che abbiamo vissuto nel Sinodo e che si ripresenta forte ora, invitandoci ad avere uno sguardo diverso proprio su questa natura che è rigogliosa e che ci accoglie, come ha accolto 2000 anni fa il Signore” (Ascolta l'intervista a monsignor Coter).
La manifestazione di Dio
Il Vicariato di Pando nel nord della Bolivia, prosegue, conta 200 mila cattolici su un territorio di 111 mila km²: in questo periodo “almeno 50-60 mila persone della zona si trovano nella foresta, per la raccolta della noce amazzonica e quindi vivono in tenda o in case fatte di bastoni di legno, perché sono impegnate nella raccolta della noce; e nello stesso tempo è la stagione delle piogge, dunque vivono una situazione di molta precarietà, almeno fino a marzo”. L’impegno della Chiesa locale allora è anche quello di trasmettere un messaggio “che si rifà ad un concetto di Papa Francesco: dove c’è la presenza di Maria, anche una grotta può diventare un focolare, una casa”. Quindi, aggiunge, “dove c’è la presenza del Signore con Giuseppe e Maria, a Natale, anche la semplicità dell’essere sotto un mango o in una casa fatta di legno diventa il luogo in cui si fa presente la manifestazione di Dio, la bellezza, l’amore, la gioia, la condivisione”.
Il ruolo dei laici
Il documento finale del Sinodo mette in luce la necessità di passare da una pastorale di “visita” ad una pastorale di presenza permanente. Dall’Assemblea di ottobre pure l’invito a rafforzare la partecipazione dei laici alla vita della Chiesa. In Amazzonia “è un passaggio che sogniamo di poter concretizzare, perché implica un cammino in cui si continua lo stile della sinodalità, che è uno stile di partecipazione. In questo caso è una partecipazione di laici che devono accrescere ancora di più la loro formazione e il loro impegno. Qui ci sono comunità che hanno già diaconi permanenti in alcuni dei Vicariati, in altri non ci sono, in altri ancora stiamo raggiungendo i ministri straordinari della Comunione, che sono però da preparare. È dunque la presa di coscienza di una ministerialità che siamo chiamati a far crescere, per essere una Chiesa che non va ‘di visita’ ma che è presente”, attraverso i laici e la loro ministerialità “riconosciuta dalla Chiesa stessa”.
La Messa di Natale
Per le celebrazioni del Natale, “a parte pochissime comunità dove ci sarà la Messa - racconta il vicario apostolico - sono gli animatori, i catechisti, i gruppi dei giovani che hanno fatto la Cresima, dei ragazzi della Prima Comunione, dell’infanzia missionaria, che stanno preparando le celebrazioni del Natale, con un momento di condivisione. A loro è affidata questa festa, in continuità con quello che si fa in molte comunità la domenica e che in altre stiamo cercando di fare”. Nel Vicariato apostolico di Pando, la Messa di Natale celebrata da monsignor Coter si tiene nella Cattedrale di Riveralta. “Sono da poco rientrato da una visita a 5 comunità lungo il fiume Orthon, dove - riferisce - abbiamo già di fatto anticipato le celebrazioni e incaricato della festa i locali. Il giorno 26 dicembre sarò in un’altra comunità, a 40 km da qui, si chiama Berlino, per la celebrazione del Natale e allo stesso tempo impartiremo le Cresime”. La riflessione sarà ancora una volta la “partecipazione della natura all’accoglienza di Dio: come ha fatto Maria, anche la natura ci invita ad aprirci per accogliere il Dio che diventa uomo, che entra nella nostra storia. E allora noi dobbiamo diventare la voce, lo stile, il gesto di questa accoglienza che - ribadisce - la natura stessa fa del Signore”.
Grazie per aver letto questo articolo. Se vuoi restare aggiornato ti invitiamo a iscriverti alla newsletter cliccando qui