Natale in Thailandia. Don Ferdinando porta Gesù tra turisti e poveri
Marco Guerra – Città del Vaticano
Nelle più note località turistiche della Thailandia, i missionari cercano di trasmettere il messaggio più autentico del Natale alle comunità locali e a numerosi turisti, che spesso cercano una chiesa per celebrare queste feste, malgrado una cornice votata alla spensieratezza e spesso al consumismo più estremo.
L’incontro con i turisti
Nell’isola di Pukhet opera da cinquant’anni don Ferdinando Ronconi, missionario stimmatino che anima una cappella nella località di Batong e aiuta la parrocchia e le scuole cattoliche. Per il sacerdote italiano il Natale è sempre una grande occasione per rilanciare l’opera pastorale tra i più poveri dell’isola e per arricchire con momenti di spiritualità e preghiera le vacanze di migliaia di persone provenienti da tutto il mondo. Intervistato da Vatican News, Don Ferdinando racconta anche del presepe speciale realizzato nella sua chiesa:
Io sono a Batong, dove la maggior parte sono turisti. Alla Messa che ho appena finito di celebrare erano presenti più di 60 persone provenienti da tutti i Paesi, dall’Australia, dalla Nuova Zelanda, dall’Africa, dagli Stati Uniti, dalla Russia e alcuni thailandesi. Ho celebrato la Messa in inglese perché è la lingua che può unire un po’ tutte le persone. Mentre su, nella chiesa della parrocchia che è a Pukhet, c’è la Messa in thailandese e in inglese. Io penso di essere l’unico che dice Messa in tre lingue, anche in Italiano, per accontentare un po’ tutti i cristiani che vengono qui. Qui a Batong ci sono tantissimi italiani …
La vacanza è un periodo in cui si è lontani dagli affanni quotidiani, un periodo di spensieratezza. I turisti cercano però anche un momento di riflessione spirituale?
R. – I turisti … bisogna distinguere da dove vengono, perché quelli italiani che sono qui a Batong sono tantissimi. Ogni tanto ci sono i raduni degli italiani, e quando ci sono questi raduni ci vado anch’io per farmi conoscere e per dire: “Guardate che c’è anche la chiesa, e quindi se voi siete disposti io sono ben contento di incontrarvi come prete”. Quelli che vengono a Messa in questo periodo sono turisti che vengono qui per due-tre giorni, una settimana, due settimane … Io do loro la possibilità di venire a Messa: tutti i sabati dico Messa alle 17 in inglese e alle 18.30 in italiano. Gli italiani vengono: alle volte sono 50, a volte sono 100, a volte 150 … non è una presenza stabile.
Lei cura anche la vita pastorale della comunità locale, verso la quale ha attivato molte opere caritatevoli. Può parlarcene?
R. – Queste opere caritatevoli sono presenti un po’ su tutta l’isola, e sono incominciate in modo particolare quando c’è stato lo tsunami del 2004. Allora ho incominciato ad andare in questi villaggi dove andavano anche molte altre organizzazioni, ma solo per farsi conoscere. Andavano lì, davano gli aiuti per un po’ di tempo e poi sparivano. Invece, il mio lavoro è di andare ogni settimana portando per i poveri un po’ di riso, quelle cose che erano più necessarie per loro, dei vestiti … Questo io l’ho fatto fino ad oggi …
Pukhet vive alcuni segni del Natale? Ci sono presepi, alberi, addobbi? C’è un desiderio di vivere il Natale?
R. – Gli alberi, ce ne sono tantissimi: gli alberghi sono pieni di alberi. Mentre il presepio c’è soltanto nelle chiese. Io ho fatto un bel presepio qui, nella mia chiesa, con monumenti e tutti gli edifici famosi nel mondo: io li ho messi nel mio presepio. Però ho messo molto in evidenza Gesù Bambino mentre San Giuseppe, la Madonna e i pastori li ho messi un po’ in disparte, in modo che si veda chiaramente che Cristo è il nostro salvatore. Io cerco di mettere in evidenza la presenza di Cristo e lo sviluppo che c’è nel mondo: tutte questa costruzioni, queste strutture un po’ moderne che vediamo nel mondo, le ho messe nel presepio in modo che tutti possano veramente riconoscersi nell'ambiente che ho ricreato e nello stesso tempo riflettere un po’ sul fatto che Cristo è venuto per darci un annuncio particolare.
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