Sako: dolore per la cancellazione della Messa della Notte di Natale
Federico Piana- Città del Vaticano
Confermare che la Messa della Notte di Natale è stata cancellata da ogni chiesa della comunità caldea a Bagdad provoca profondo dolore al cardinale Louis Raphael Sako, Patriarca di Babilonia dei Caldei e presidente dei vescovi cattolici dell’Iraq. “Noi abbiamo paura. Non c’è ordine” denuncia il porporato, facendo riferimento alle violenze scoppiate durante le manifestazioni anti-governative che si stanno svolgendo in tutto il Paese. “In molti ci hanno sconsigliato di evitare le celebrazioni notturne e di spostarle nella giornata. Cosa che abbiamo deciso di fare per scongiurare possibili attacchi” afferma, con la voce sempre più incrinata dall’emozione. Le celebrazioni della Notte di Natale si svolgeranno in modo regolare per le comunità cattoliche degli altri riti.
Eminenza, che sta succedendo e perché?
R. - C’è una confusione totale, è una cosa assurda. Le persone che protestano nelle piazze vogliono ottenere una vita degna: lavoro, servizi, libertà. La classe politica attuale lavora solo per i propri interessi e non ha fatto nulla in questo senso. Non sappiamo dove vada a finire il denaro pubblico, l’elettricità in tutto il Paese è molto debole, in molti casa manca l’acqua. E la situazione di scuole ed ospedali non è buona. Chi manifesta vuole una politica non corrotta, che serva il Paese e contrasta anche una nuova cultura che sì è creata nel tempo: il confessionalismo che si contrappone al fatto che in realtà tutti siamo cittadini. Insomma, chi protesta cerca il cambiamento.
Come mai la sicurezza a Bagdad è molto debole?
R. - Semplice: non c’è il governo. E le milizie possono fare tutto. Chi uccide gli animatori delle manifestazioni? Non si sa. E perché le autorità non riescono ad individuare i colpevoli? La gente ha paura ma i manifestanti non vogliono saperne di abbandonare le piazze.
La comunità cristiana come si sta preparando al Natale in questo clima?
R. - Noi celebreremo le Messe durante la giornata di Natale, con le preghiere per la pace, per la stabilità del Paese. Ma nello stesso tempo gli stessi manifestanti c’hanno invitato ad andare da loro per fare una preghiera e con delle candele accese inaugurare un grande albero di Natale. Invece noi abbiamo deciso di non fare alberi ed il denaro risparmiato sarà donato agli ospedali e ai poveri. Siamo rimasti colpiti dal gesto di solidarietà espresso dai manifestanti nei nostri confronti: con una lettera c’hanno addirittura ringraziato per la nostra posizione. Però a Najaf e Kerbala, due città di fede sciita, gli alberi di Natale ci sono. E’ la prima volta…
Un segno di speranza…
R. - Sì. Ho anche tanta speranza in queste manifestazioni con le quali si difendono i diritti degli uomini.
I cristiani in Iraq potranno essere strumento per la pacificazione?
R. - I cristiani in Iraq sono ascoltati, anche il governo talvolta ci chiede dei consigli. Siamo una minoranza ma molto dinamica.
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