Svizzera: la voce dei vescovi su Cammino sinodale e suicidio assistito
Lisa Zengarini - Città del Vaticano
Il “Cammino sinodale per il rinnovamento della Chiesa” in Svizzera; la pubblicazione di un importante documento pastorale sul suicidio assistito; il punto sulla lotta agli abusi sessuali nella Chiesa; il referendum del 2020 sull’estensione della legge contro il razzismo ad altre forme di discriminazione. Sono stati questi i temi principali all’ordine del giorno della 326.ma Assemblea ordinaria della Conferenza episcopale svizzera (Ces) svoltasi dal 2 al 4 dicembre a Lugano.
Cammino sinodale aperto alla partecipazione dei laici
Ampio spazio durante i lavori è stato dato alla discussione del Cammino sinodale aperto alla partecipazione dei laici, che la Ces ha deciso di avviare per venire incontro alle istanze di rinnovamento ecclesiale espresse da numerosi fedeli. Il cammino - ha puntualizzato venerdì alla conferenza stampa conclusiva il presidente della Ces, monsignor Felix Gmür - non avrà la stessa impostazione del Processo Sinodale aperto dalla Chiesa in Germania, anche perché la realtà svizzera è molto più articolata e frammentata di quella tedesca. Si tratta piuttosto di un “aggiornamento” che sarà realizzato, ciascuno con i suoi tempi, a livello locale, diocesano e nelle diverse aree linguistiche della Confederazione. “Resta ferma – ha sottolineato monsignor Gmür – la volontà dei vescovi di percorrere questo cammino di rinnovamento con la partecipazione di tutti i fedeli”.
Documento pastorale sul suicidio assistito
Un altro tema in primo piano all’assemblea è stato il suicidio assistito, una pratica in costante crescita in Svizzera. In tale contesto, la Ces ha adottato un importante documento pastorale sull’assistenza spirituale alle persone che decidono di suicidarsi e che si rivolgono alla comunità ecclesiale per essere accompagnate in questo difficile cammino e ricevere i Sacramenti. Di fronte alla banalizzazione del suicidio assistito, il documento ribadisce che tale pratica è contraria al comandamento dell'amore che obbliga ogni cristiano ad amare se stesso quanto Dio ci ama e a quello della carità verso gli altri e che viola la sacralità della vita umana donataci da Dio. L’intenzione – precisa la Ces - non è di esprimere un giudizio sulle persone ma di indicare agli operatori pastorali il comportamento da tenere verso chi desidera porre fine alla propria vita e nei confronti dei familiari e degli operatori sanitari nelle varie fasi del lungo iter che porta al compimento del suicidio assistito. Un arco di tempo in cui queste persone, soprattutto se sostenute da cure palliative e da un adeguato aiuto psicologico, possono cambiare idea. Particolare attenzione viene riservata nel documento all'accompagnamento pastorale delle persone che vogliono suicidarsi nel momento in cui passano all’atto: come in tutte le fasi precedenti – si sottolinea - gli operatori pastorali devono sperare fino all’ultimo che tale desiderio sia “reversibile” ma - si puntualizza - hanno il dovere di lasciare fisicamente la stanza dell’aspirante suicida nel momento in cui assume la sostanza letale. Questo – precisa la Ces - non significa abbandonare la persona, ma che la Chiesa vuole testimoniare di essere sempre a favore della vita, mentre la presenza di un operatore pastorale accanto a chi sta per suicidarsi potrebbe essere interpretata come un’“assistenza o collaborazione” da parte della Chiesa.
Commissionato uno studio scientifico su abusi in ambito ecclesiale
Durante i lavori della plenaria i vescovi elvetici hanno anche deciso di commissionare uno studio scientifico indipendente sulle violenze a sfondo sessuale commesse in ambito ecclesiale a partire dagli anni 50. Dal 2002 la Ces, sostenuta da una commissione di esperti, ha già raccolto molti dati e preso diverse misure contro gli abusi sessuali nella Chiesa. L’obiettivo della nuova indagine è di avere un quadro completo anche sul passato più lontano comprendere di più il fenomeno e quindi proteggere i minori e gli adulti vulnerabili in futuro.
La posizione della Chiesa elvetica contro ogni forma di discriminazione
Tra gli altri punti importanti discussi durante l’assemblea, infine, il referendum del 2020 in cui i cittadini elvetici saranno chiamati ad esprimersi sull’estensione della norma penale contro i reati di odio razziale alle discriminazioni basate sugli orientamenti sessuali. Le Chiese Riformate e la comunità ebraica svizzere si sono già espresse a favore. I vescovi, da parte loro, ribadiscono la posizione della Chiesa contro ogni forma di discriminazione nei confronti di determinate categorie di persone o gruppi, ma affermano di non volere dare indicazioni di voto, lasciando la decisione alla libera valutazione dei cittadini.
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