Vescovi del Venezuela: nel Paese violenza istituzionalizzata
Amedeo Lomonaco – Città del Vaticano
L'assemblea plenaria dei vescovi venezuelani si è aperta ieri con il messaggio di monsignor José Luis Azuaje Ayala, arcivescovo di Maracaibo e presidente della Conferenza episcopale del Venezuela, non presente a causa di problemi al ginocchio e al piede. La sua prolusione è stata letta dal vicepresidente dei presuli venezuelani, monsignor Mario Moronta. I vescovi ricordano che, nello scenario attuale, non si tratta solo di esaminare la “legalità giuridica”, la “legittimità politica” o le “procedure istituzionali” che” sono state violate tante volte a scapito della libertà e della pace”.
Violenza istituzionalizzata
Il popolo venezuelano, si legge nel documento, si trova in “una situazione moralmente intollerabile”, dove la “violenza istituzionalizzata” si accompagna a “menzogne e parole manipolatorie”. Le statistiche sulle condizioni di vita, nel Paese, mostrano uno scenario in progressivo deterioramento. La povertà è in aumento e sono sempre più negativi i dati riferiti all’accesso al lavoro. La “deprivazione alimentare” è inoltre una drammatica realtà per l’87% delle famiglie venezuelane.
Il potere erode la verità
Oggi “il potere guadagna terreno sulla verità”. Tutto è orientato al potere, “ad occupare spazi, anziché generare processi”. Questo - si sottolinea nel documento - è il messaggio dato da un gruppo di deputati, fedeli al presidente Nicolas Maduro. Il riferimento è all’elezione, avvenuta domenica scorsa, di Luis Parra come presidente dell’Assemblea nazionale, al posto dell’autoproclamato presidente Juan Guaidó. Tale elezione, secondo diversi osservatori, è stata viziata dalla violazione di ogni normativa dell’Assemblea nazionale.
Prevalga la razionalità, non l’odio
“Abbiamo bisogno – si sottolinea nel messaggio - di leader che stimolino la popolazione “con serenità e visione del futuro”. “Deve prevalere la razionalità, superando l'aggressività e l'odio che ci distruggono”. I presuli chiedono al popolo venezuelano di unirsi ai fedeli di altre fedi e religioni "per difendere e promuovere i diritti e i doveri di tutti". La sfida– si legge infine nel documento - è quella di trovare per il popolo “un vero porto alla speranza in una rinata democrazia sociale”.
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