A Bari le riflessioni in rete dei monasteri di clausura
Tiziana Campisi – Città del Vaticano
Le monache carmelitane di Tangeri e di Aleppo, le clarisse di Alessandria d’Egitto, Gerusalemme e Scutari, le agostiniane di Pennabilli e di Rossano Calabro, la Piccola Famiglia dell’Annunziata di Ramallah e le religiose dell’ordine maronita del Libano hanno dedicato una giornata di preghiera all’evento, hanno meditato e dialogato sulla realtà attuale del Mediterraneo e hanno messo nero su bianco le loro riflessioni. Le claustrali di Pennabilli le hanno raccolte tutte in un opuscolo dove ai vescovi riuniti a Bari sono rivolti degli appelli. Ogni comunità, a partire dalla propria esperienza di vita e confrontandosi con l’ambiente circostante, ha spiegato cosa significa concretamente essere lievito nella percezione e nello sguardo che si ha dal monastero; ha descritto il lascito della testimonianza dei martiri della Chiesa mediterranea; ha suggerito come favorire il dialogo interreligioso; ha proposto in che modo la pluralità delle tradizioni ecclesiali del Mediterraneo può arricchire e quali strutture di comunione si potrebbero immaginare; ha individuato quali vie intraprendere perché le giovani generazioni siano educate allo scambio e alla disponibilità di fronte alla sofferenza.
Le esperienze delle carmelitane di Tangeri e delle clarisse di Gerusalemme
Le carmelitane scalze di Tangeri, raccontando della loro esperienza con alcuni operai musulmani, notano che è la mancanza di conoscenza a generare diffidenza e sfiducia, superarle fa nascere rapporti di amicizia. Dai martiri del nostro tempo, come monsignor Pierre Claverie, per le religiose c’è da imparare che l’umiltà crea l’unità e ai “vescovi dell’altra sponda del Mediterraneo” rivolgono l’invito a conoscere le chiese “che spesso soffrono persecuzione e che sono generalmente incomprese, se non disprezzate”. Da Gerusalemme le clarisse sottolineano che “è importante essere lievito”, che “è necessario un lavoro di conversione, personale e comunitaria” per poter offrire accoglienza, pace e riconciliazione”, e ai vescovi chiedono di pensare a una Giornata di dialogo con ebraismo e islam.
Le religiose della Piccola Famiglia dell’Annunziata a Ramallah
Le monache descrivono come emergenza locale “quella legata al conflitto, all’ingiustizia e alla violenza” e ritengono che “le chiese del Mediterraneo, nella loro difficile e mutevole situazione, debbano essere disposte a un ascolto profondo e consapevole della storia e del vissuto dei popoli”, mentre di fronte all’estremismo e al terrorismo islamico “devono anzitutto educare i loro fedeli (…) a sentirsi parte del patrimonio culturale e religioso dei popoli tra cui vivono, con la consapevolezza di avere una grande missione nei confronti dei musulmani, quella di costruire insieme una società giusta e rispettosa di tutte le religioni”. Per le religiose la missione è quella di rimanere con amore e per amore accanto a Gesù, come ha fatto don Andrea Santoro, e di fronte alla pluralità di riti e tradizioni – grande ricchezza spirituale – aprirsi alla “realtà misteriosa della Chiesa una e santa”.
Le urgenze delle clarisse di Scuteri
Ingiustizia, violenza e povertà sono invece le problematiche più urgenti in Albania, segnalano le clarisse di Scutari, preoccupate soprattutto dell’emigrazione dei giovani, “una vera e propria fuga” che soffoca il futuro del Paese, sgretola nuclei familiari e provoca sofferenza affettiva. A fronte di tutto ciò, per le religiose, la Chiesa deve “assumere un ruolo importante di mediatrice di pace all’interno delle relazioni nelle diocesi, nelle famiglie”, mentre dovrebbe essere “voluta e promossa” una “prassi di dialogo interreligioso”.
Le riflessioni delle agostiniane in Italia
Dal sud Italia, le monache agostiniane di Rossano-Calabro lanciano l’allarme sul degrado ambientale e la mancanza di lavoro e propongono un accompagnamento a quanti si impegnano in nuove attività lavorative. Auspicano che la Chiesa intensifichi i suoi sforzi “per mettere in rete tutto ciò che di positivo si va intraprendendo” e ai vescovi ricordano di dare “valore al dialogo e tempo all’ascolto”. Concludono le riflessioni le agostiniane di Pennabilli, che insistono sulla necessità di curare il dialogo interreligioso con diverse iniziative e coltivando l’amicizia, e per i giovani pensano sia da incoraggiare una conoscenza reciproca tra le diverse sponde del Mediterraneo e le diverse chiese.
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