La Passione secondo Gauguin, Matisse, Chagall: dai Musei Vaticani a Milano
Paolo Ondarza - Città del Vaticano
Un’occasione per meditare Passione, Morte e Resurrezione di Cristo attraverso il pennello dei pittori francesi contemporanei. É quella offerta dalla mostra “Gauguin Matisse Chagall. La Passione nell’arte francese dai Musei Vaticani”, allestita al Museo Diocesano Carlo Maria Martini di Milano dal 21 febbraio al 17 maggio 2020. Oltre 20 le opere esposte, firmate da maestri del 19.mo e 20.mo secolo come Paul Gauguin, Marc Chagall, Georges Roualt, Henri Matisse: provengono dalla Collezione d’Arte Contemporanea dei Musei Vaticani, nata nel 1973 per desiderio di san Paolo VI. La rassegna è curata da Micol Forti, responsabile della Collezione d’Arte Contemporanea dei Musei Vaticani e da Nadia Righi, direttrice del Museo Diocesano. Una collaborazione non nuova: già nel 2018 infatti le due istituzioni hanno lavorato insieme con successo per la realizzazione della mostra milanese “Gaetano Previati. La Passione”.
Meditazione sulla Passione
Il legame tra Gesù e Maria, le vedute di processioni, il dramma del martirio, i personaggi della via Crucis e la luce della Pasqua si alternano nelle quattro sale espositive. “Si parte dalla figura della Vergine che gli artisti leggono in relazione alla Passione di Cristo”, spiega Nadia Righi a Vatican News: “Maurice Denis ad esempio nelle sue xilografie illustra L'annuncio a Maria di Paul Claudel. La scena dell'Annunciazione ha sullo sfondo le tre croci sul Golgota”.
L'arte sacra e il Novecento
L’esposizione offre anche la possibilità di comprendere ciò che succede in Europa, in modo particolare “in Francia tra Otto e Novecento, quando gli artisti - aggiunge Nadia Righi - si interrogano su che cosa voglia dire fare arte sacra”. Sono gli anni delle Avanguardie storiche che prendono le distanze dalla tradizione figurativa a cui il tema del sacro è sempre stato legato.
Paolo VI e gli artisti, "custodi della bellezza"
Infine la mostra permette di cogliere le riflessioni di Paolo VI sull'arte contemporanea, facendo memoria del celebre discorso del 1964 in Cappella Sistina agli artisti, definiti “custodi della bellezza del mondo”. “Al misterioso e rischioso processo della creazione – scrive Micol Forti nel catalogo della mostra - Montini riconosce «una capacità prodigiosa di esprimere, oltre l’autentico, il religioso, il divino, il cristiano», la possibilità di farsi tramite e incarnazione dell’invisibile, di ciò che non possiamo afferrare con la razionalità del nostro comprendere. Riconoscere agli artisti questo ruolo fondamentale permette anche di ricordare che l’arte non è, né deve essere, un’area riservata o esclusiva, bensì un luogo nel quale esprimere dubbi, proporre orizzonti di sviluppo, ricercare verità, bellezza e significato, comunicare conoscenze, sperimentare, senza disporre alcuna distinzione o preclusione rispetto alla fede, alla cultura, alla formazione cui apparteniamo”. “Quando, da Papa, Paolo VI lanciò al mondo dell’arte la sfida di contribuire alla formazione di una collezione di opere del presente all’interno delle mura vaticane – ricorda il direttore dei Musei Vaticani Barbara Jatta nell’introduzione – il mondo francese rispose con entusiasmo e generosità”. Con il paese transalpino infatti Montini aveva avuto un rapporto privilegiato: si pensi all’amicizia con Jacques e Raïssa Maritain o con Jean Guitton. “Dal vasto nucleo francese della Collezione – prosegue - sono state estrapolate opere che permettono una riflessione anche di natura catechetica sulla Passione”.
Grazie per aver letto questo articolo. Se vuoi restare aggiornato ti invitiamo a iscriverti alla newsletter cliccando qui