Terra Santa: al via la mappatura del pavimento del Santo Sepolcro
Marina Tomarro e Tiziana Campisi - Città del Vaticano
Pietra per pietra. Sarà mappata così, in questi giorni, in ogni suo singolo componente la pavimentazione della Basilica del Santo Sepolcro di Gerusalemme, grazie all'impegno della Fondazione Centro per la conservazione e il restauro dei beni culturali “La Venaria Reale” (Ccr) di Torino e il dipartimento di Scienze dell’antichità dell’Università “La Sapienza” di Roma. La scansione laser di tutto il lastricato rientra nell’ambito degli interventi stabiliti nell’accordo firmato tra Patriarcato Greco-Ortodosso, Custodia di Terra Santa e Patriarcato Armeno, custodi della Basilica e responsabili dello status quo del Santo Sepolcro.
Due strati di pavimentazione
”In questo momento – spiega l’architetto Osama Hamdam, dell’Università Al Quds di Gerusalemme, che sta lavorando al progetto – stiamo cercando di capire e di studiare questa pavimentazione, per poter poi redigere un progetto esecutivo degli interventi di restauro eventualmente necessari. Dai primi risultati, abbiamo capito che ci sono due strati di pavimento; uno molto antico risalente al periodo delle Crociate, ed un altro molto più recente probabilmente legato ai restauri del 1812, quando si lavorò alla rotonda che contiene la Sacra Edicola del Sepolcro. Purtroppo, è proprio questa ultima pavimentazione ad avere i danni peggiori”.
Un lavoro meticoloso
La progettazione di questo ripristino è partita dall’ottobre scorso, con i due enti universitari italiani che si sono impegnati con la Custodia di Terra Santa a svolgere uno studio di approfondimento storico-archeologico sullo stato attuale del pavimento della Basilica del Santo Sepolcro. Conclusa la scansione laser di tutto il pavimento, si procederà alla rielaborazione digitale e all’analisi della mappatura con la valutazione del degrado che, nel corso dei secoli, ha subito ogni singolo elemento.
La gioia di lavorare in un luogo speciale
“L’idea -continua Hamdam –è quella di studiare pietra per pietra, capire da dove proviene, che storia ha da raccontarci. Successivamente si tratterà di studiare anche le fondamenta dell’Edicola, comprendere se esiste un pericolo strutturale reale. Tutto questo lavoro serve per una maggiore messa in sicurezza del Santo Sepolcro, che ogni anno è meta di milioni di visitatori provenienti da tutto il mondo”. Per l’architetto, di origine palestinese, è una grande emozione far parte di questo progetto “Io sono musulmano – racconta – per me è un grande onore poter far parte di questo team di esperti. Essere qui e lavorare in un posto così sacro per tutte le religioni, è qualcosa che non ti lascia indifferente, perché il Santo Sepolcro è un luogo speciale per tutti. Sapere di fare qualcosa di così singolare ti lascia una grande gioia nel cuore”.
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