Avellino, le suore che producono le mascherine
Eugenio Bonanata – Città del Vaticano
Ago, filo e tanta buona volontà da parte di alcune suore che si sono messe a realizzare mascherine per la Caritas di Avellino. L’idea di coinvolgere le religiose è stata del vicedirettore, don Vitaliano Della Sala. “La povertà – racconta – non va in quarantena. E nemmeno la carità può andarci. Quindi abbiamo pensato a cosa poter fare per continuare a fornire i nostri servizi, senza gravare sulle istituzioni che hanno già tante difficoltà”.
La solidarietà
L’iniziativa ha catturato l’attenzione di diversi media, dopo che il vescovo di Avellino, monsignor Aiello, ne ha parlato nel corso di un’intervista a Radio Vaticana - Vatican News. Per don Vitaliano “è soltanto un modo per renderci presenti nelle nostre comunità e per far sì che anche le suore, pur nell’isolamento di questi giorni, possano compiere dei piccoli grandi gesti di solidarietà”.
La mobilitazione
Le salesiane e le benedettine di Mercogliano, le oblate di Avellino e le clarisse di Santa Lucia di Serino: sono diverse le comunità monastiche della zona che hanno aderito fin da subito. Ed è probabile che altre realtà si facciano avanti. Il dato da sottolineare è un altro. “Accanto alle suore – precisa il vicedirettore della Caritas di Avellino – si sono mobilitate anche le ex allieve, le amiche e altre persone che frequentano queste case religiose”.
Le lenzuola
E non è tutto. “Adesso – aggiunge don Vitaliano – le suore hanno scoperto che le mascherine si possono fare anche con stoffe colorate pensando soprattutto ai bambini, perché il bianco ricorda un po’ l’ambiente ospedaliero”. Non si tratta di un presidio sanitario in piena regola, ma serve certamente a garantire protezione. La materia prima? “Vecchie lenzuola – risponde il sacerdote – che vengono lavate con candeggina, disinfettate, ritagliate e poi cucite con gli elastici”.
L’autogestione
Nei primi giorni sono state prodotte 500 mascherine, tutte destinate alle varie strutture della Caritas di Avellino. La mensa e il dormitorio restano attivi, sebbene con le dovute limitazioni. In pratica non si esce e non si entra: gli ospiti presenti vivono all’interno, mentre i pasti per i bisognosi vengono distribuiti dalle finestre. “La cosa più bella delle mascherine – conclude don Vitaliano – è che con l’emergenza questi centri vanno avanti in regime di autogestione”.
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