Cei: sofferenza ma rispetto per lo stop alle cerimonie religiose
La Chiesa italiana soffre ma fa la sua parte per la tutela della salute pubblica. Questa in sintesi la posizione della Conferenza episcopale italiana in risposta al Decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri che è entrato in vigore l'8 marzo e che tra l'altro sospende a livello preventivo fino a venerdì 3 aprile, sull’intero territorio nazionale, “le cerimonie civili e religiose, ivi comprese quelle funebri”.
Una situazione di emergenza sanitaria dunque in cui, attraverso Diocesi e parrocchie, la Chiesa in Italia si fa prossima a ogni uomo e ne condivide la preoccupazione, continuando d'altra parte a fare proprie e a rilanciare le misure di contrasto assunte dal Governo.
L’interpretazione fornita dal Governo - si legge nel comunicato della CEI - include rigorosamente le Sante Messe e le esequie tra le 'cerimonie religiose'. Si tratta di un passaggio fortemente restrittivo, la cui accoglienza incontra sofferenze e difficoltà nei Pastori, nei sacerdoti e nei fedeli. L’accoglienza del Decreto è mediata unicamente dalla volontà di fare, anche in questo frangente, la propria parte per contribuire alla tutela della salute pubblica.
"Ce la faremo affrontando insieme questa situazione "- ha detto alla stampa il presidente Cei cardinale Gualtiero Bassetti - "la paura non ci smarrisca".
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