Il Vescovo di Modena dona il sangue: tenere accese speranza e carità
Paolo Ondarza - Città del Vaticano
"In questo momento in cui a noi cristiani è chiesto di rinunciare all’Eucarestia, occorre mantenere accesa la luce della speranza e della Carità”. A parlare così a Vatican News da una delle aree più colpite dall’emergenza coronavirus è il vescovo di Modena Nonantola, monsignor Erio Castellucci. “Per noi cristiani la rinuncia all'Eucarestia, non deve essere rinuncia alla Carità che è il senso stesso dell'Eucarestia. A volte – nota Castellucci - mi pare che alcuni nel desiderio di mangiare l'Eucaristia, si rimangino la carità. E’ invece importante tenere fissa la barra della Carità”.
Il vescovo di Modena è donatore abituale del sangue e ieri non ha fatto mancare il suo contributo recandosi in uno dei centri di raccolta Avis. “Siamo in un momento di straordinario bisogno. L'appello a donare il sangue è Importantissimo sia come cittadini, che come cristiani”. Effettivamente in tanti stanno rispondendo al bisogno di donazione del sangue. Ieri il Centro Nazionale Sangue ha rilevato un surplus di quasi 900 sacche su tutto il territorio nazionale, esortando la solidarietà italiana a non fermarsi, perché ogni giorno 1800 pazienti hanno bisogno di trasfusioni.
Un Paese attento alle necessità
“Sono stato molto contento di vedere tante persone presenti – spiega monsignor Catellucci - perché è un momento in cui è difficile uscire, girare. Tuttavia c'è una parte del paese molto sensibile alla solidarietà, senza considerare quanti sono in prima linea, come infermieri e medici impegnati ore ed ore per curare gli ammalati”. “La stragrande maggioranza del nostro Paese – aggiunge il presule – è sana, cioè attenta alle necessità specialmente di chi è più svantaggiato. Purtroppo a volte dai mass media emerge un altro Paese, emerge chi sa urlare, imporsi anche con arroganza, ma c'è una parte molto sana del Paese e si vede soprattutto nelle emergenze”.
A Modena nonostante i tanti malati e i numerosi decessi, non c’è rassegnazione. “C’è il desiderio di ripartire, di reagire”, spiega Castellucci: “Mi arrivano tante telefonate in questi giorni. Molti protestano perché non c’è la messa, ma molti colgono le opportunità che ci sono: l’opportunità di rientrare in sè stessi, riscoprire il senso del silenzio, della meditazione, della preghiera. Colgono anche le opportunità di vicinanza al prossimo attraverso le modalità possibili, come telefono e mezzi di comunicazione. Anche così si può far sentire la vicinanza”.
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