Crociata: “Piazza San Pietro vuota traboccava spiritualità"
Federico Piana – Città del Vaticano
Monsignor Mariano Crociata, vescovo di Latina, Sezze e Priverno e primo vicepresidente della Commissione delle Conferenze Episcopali d’Europa (Comece), ha ancora negli occhi quella Piazza San Pietro vuota, bagnata dalla pioggia, nella quale ieri Papa Francesco ha innalzato a Dio una preghiera straordinaria per chiedere la fine della pandemia impartendo la benedizione Urbi et Orbi:“La piazza era solo apparentemente vuota. In realtà era traboccante di una forte spiritualità che ha varcato qualsiasi limite, valicato ogni confine” afferma il presule, immensamente emozionato “per un gesto che ha scosso il mondo”.
Secondo lei, qual è il messaggio che ha scalfito le nostre coscienze?
R. - Il Papa ci ha esortato a continuare a lottare e a non perdere il senso spirituale delle cose che ci stanno accadendo. Siamo chiamati ad essere solidali verso tutti coloro i quali ne hanno bisogno, iniziando dai malati. Ma il Santo Padre ci ha anche chiesto di riflettere sulla nostra vita: dobbiamo comprendere come eravamo prima di questa terribile esperienza e come siamo, lentamente, trasformati da essa. Ecco cosa ci ha proposto il messaggio del Papa, il quale ci ha ricordato anche che tutti siamo sulla stessa barca, insieme al Signore. Se il Signore è con noi supereremo qualsiasi difficoltà.
E il Papa, commentando il Vangelo di Marco che narra degli apostoli spaventati per la tempesta che li coglie sulla barca, ci torna a chiedere dov’è la nostra fede, come fece Gesù con i suoi discepoli…
R. - E’ una domanda che interpella tutti. Ci si chiede: come abbiamo ridotto la nostra fede? Quale entusiasmo e fervore possiede la nostra fede? C’è un problema di scadimento, di perdita di tensione, che tocca l’esperienza cristiana. Stiamo vivendo con una bassa tensione di fede. Ma è una domanda che va oltre la dimensione cristiana, tocca anche quanti vivono solo per loro stessi e che concepiscono il senso della vita in termini materialistici. Si può vivere solo di questo? Basta l'aspetto materiale per riempire la nostra vita? Sono domande che valgono per l'uomo di oggi. L’esperienza dell’epidemia ci mette davanti a come siamo realmente, ci fa scoprire precari.
E’ una tempesta che ha messo a nudo le nostre debolezze?
R. - Sì. Qui entra in gioco la stretta connessione tra l’orientamento spirituale della vita e la sua dimensione materiale. Noi oggi assistiamo in maniera drammatica ad una sperequazione nella distribuzione della ricchezza: è il problema della sostenibilità ambientale, della cura della Casa comune. E l’atteggiamento di fede che noi abbiamo ha delle conseguenze anche su questa relazione. E’ il momento delle scelte di campo perché ne va del destino della nostra umanità.
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