Fra Aquilino, cappellano a Bergamo: accanto a chi muore solo
Paolo Ondarza - Città del Vaticano
Piangere con chi piange un parente morto, accompagnare spiritualmente chi, solo, lontano dai cari, sta lasciando questo mondo. E’ una luce la presenza, giorno e notte, dei 5 frati cappuccini che quotidianamente svolgono il loro servizio come cappellani nell’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, una struttura con 900 posti letto.
Qui il personale sanitario è impegnato in questi giorni in una corsa contro il tempo per salvare la vita a tanti malati di Coronavirus. Quando raggiungiamo telefonicamente fra Aquilino Apassiti, sta pregando il rosario fuori dal nosocomio. 84 anni, da sei è un riferimento spirituale per la struttura sanitaria. “Mai – racconta a Vatican News – avrei potuto immaginare di vivere momenti tanto drammatici. Nel momento del trapasso è fondamentale la vicinanza umana, ma i malati di Coronavirus muoiono soli. Questa malattia proibisce la presenza di un familiare che possa stringere la mano a chi se ne sta andando. Un medico – aggiunge - mi ha confessato che la cosa più triste è vedere un malato che boccheggia, solo, senza amici e senza la carezza di un familiare”.
Condividere il pianto e il dolore
La voce vivace di fra Aquilino si rompe quando ripensa ad una telefonata fatta qualche giorno fa ad una donna per comunicarle la morte del marito: “L’ho chiamata dalla camera mortuaria. Il marito entrato solo quattro giorni prima in ospedale per una banale bronchite, era appena deceduto. Ho pregato con lei il Signore. Abbiamo pianto insieme. Non è potuta neanche venire a dire ciao al marito”.
E’ con rammarico che il frate cappuccino spiega: “Non sempre possiamo pregare accanto a tutti i malati che muoiono, ma ognuno di loro è nelle nostre preghiere. Non possiamo entrare ovunque”. Dove è possibile però, indossati camici, guanti e mascherina, i religiosi ci sono.
Il Signore aiuta questi eroi in corsia
La comunità di francescani è una presenza vitale, un punto di riferimento anche per medici e infermieri.: “Il lavoro del personale sanitario è ammirevole. Sono costantemente sotto tensione. Gli infermieri – prosegue fra Aquilino - mi chiedono preghiere perché possano lavorare con la serenità nel cuore. Rischiano ogni giorno il contagio. Io prego sempre per loro e per le loro famiglie: Signore aiuta questi eroi perché siano protetti dal contagio”.
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