Coronavirus: una giornata di preghiera e digiuno per chiedere l'aiuto del Signore
Paolo Ondarza - Città del Vaticano
Una giornata di preghiera e di digiuno, mercoledì 11 marzo, per invocare da Dio aiuto per Roma, per l’Italia e per il mondo. A promuoverla è il cardinale vicario per la diocesi di Roma Angelo De Donatis, al termine degli esercizi spirituali con la Curia romana ad Ariccia. In una lettera indirizzata a tutti i fedeli per l'emergenza legata al coronavirus, il porporato scrive: “Pregheremo per quanti sono contagiati e per chi si prende cura di loro; e per le nostre comunità, perché siano testimonianza di fede e di speranza in questo momento”. L'11 marzo alle 19, De Donatis presiederà una Messa al Santuario del Divino Amore che sarà trasmessa anche su Telepace (canale 73 e canale 515 di Sky) e in streaming sulla pagina Facebook della diocesi di Roma.
Digiuno e solidarietà
Oltre al digiuno, rinunciando ad un pasto, la proposta del cardinale De Donatis è quella di “un segno di elemosina”: una raccolta di offerte che saranno devolute “a sostegno del personale sanitario che si sta spendendo con generosità e sacrificio nella cura dei malati”. Le offerte si potranno consegnare al Centro per la Pastorale Sanitaria del Vicariato.
Riscoprire l'essenziale
“In questi giorni di preghiera e silenzio - scrive il cardinale - ho sentito forte il grido della nostra città, dell’Italia e del mondo. È una situazione a cui non siamo abituati, che ci preoccupa, ma soprattutto ora siamo chiamati a vivere con la forza della fede, la certezza della speranza, la gioia della carità". In ascolto della Parola di Dio il porporato esorta la diocesi a “leggere questi tempi con i Suoi occhi, aiutando le comunità a tornare a Lui, a riscoprire ciò che è essenziale, a ritrovare il gusto della preghiera”. “Sono questi i giorni in cui infondere speranza, in cui trasmettere fiducia, in cui metterci in ginocchio per intercedere per il mondo.”. Si sperimenta la forza della preghiera, conclude il cardinale De Donatis, “quando siamo consapevoli delle nostre debolezze, delle nostre fragilità, del senso di smarrimento che avvertiamo davanti all’imprevisto e all’ignoto”.
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