La Chiesa che corre sui fili della rete
Benedetta Capelli – Città del Vaticano
E’ la Chiesa 2.0, la Chiesa che dinanzi alla pandemia del coronavirus individua soluzioni e mette a fuoco anche la funzionalità dei social network, strumenti che nella solitudine ci fanno scoprire il senso della comunità, che uniscono nell’ascoltare un Rosario, che permettono la consolazione dell’adorazione eucaristica.
Cuore, mente e teologia
Il viaggio tra le pagine facebook, i siti diocesani, i profili twitter e instagram consegnano una realtà, frammentata nell’originalità, ma unica nell’offrire la Buona Notizia e nel vivere in un modo profondo questa Quaresima, da più parti ribattezzata la “Quaresima della quarantena”. Si riscopre così anche uno strumento preziosissimo come le radio diocesane che, in orari prestabiliti come a scandire la giornata, propongono agli ascoltatori la preghiera del Rosario o la celebrazione della Messa. Sacerdoti giovani supportano quelli più anziani, meno avvezzi ai social, rispondendo anche in questi tempi difficili alla missione di pastori, stando in mezzo alla gente, diventando presenza e “presidio” nelle loro chiese. Da loro però arriva l’invito ad usare “un criterio ecclesiale” per approcciarsi al meglio, perché – dicono in tanti – “serve cuore, mente e teologia”. Ma è innegabile che dinanzi allo smarrimento, alla morte dei cari o semplicemente al fermarsi di una vita frenetica con il conseguente choc, ci si interroga e nella fede si trova risposta. “I-breviary” una app che vanta due milioni di utenti, nella settimana dal primo all’8 marzo, ha registrato un incremento del 30% nel download del breviario. Sono numeri che fanno pensare.
Don Paolo: meditare sul coronavirus
Chi ha visto nel coronavirus una doppia possibilità è l’arcidiocesi di Fermo e in particolare la parrocchia di Amandola guidata da don Paolo De Angelis, 79 anni. "Cerchiamo - racconta a Vatican News - di essere vicino ai fedeli, aggiornando la pagina Facebook con pensieri consolanti grazie ai Padri della Chiesa”. “Non celebro la messa in diretta – spiega – credo la televisione renda meglio, ieri sera però ho fatto la Via Crucis. Di solito la intervalliamo con testimonianze ma non sapevo come fare. Ho chiesto ad una coppia di amici, Stefano e Chiara, in missione a Shangai, ma che ora sono qui a vivere l’emergenza del coronavirus, di meditare con una clip sulla seconda stazione: Gesù è caricato della Croce. Dopo tanti problemi tecnici tutto è andato bene”. Don Paolo ha intuizioni efficaci, per la Quaresima ha preparato un sussidio per i ragazzi mettendo insieme – ed è questa la novità - i consigli pratici per fronteggiare il virus e i consigli spirituali per preparare il cuore alla Risurrezione di Gesù. Ad esempio, scrive don Paolo, “si indossa la mascherina e si consiglia di starnutire all'interno del gomito - Eviterò di dire parolacce e di sputare stupidaggini. Si sta in casa o in isolamento - Cercherò momenti di solitudine o di silenzio. Tanti stanno facendo la quarantena contro il coronavirus - Io voglio fare bene la Quaresima contro la corona di vizi che rovinano la mia crescita”.
Frati e suore in preghiera
Navigando sul web, si può trovare un’ampia disponibilità di pagine dedicate alla preghiera. I frati di Assisi, ad esempio, danno l’opportunità di assistere in diretta alle celebrazioni: dall’adorazione eucaristica alla Messa, sui profili social offrono sempre riflessioni profonde corredate da foto. Invitano anche a scaricare la App Frati Assisi dove è possibile contemporaneamente pregare la liturgia delle ore e guardare la Web Tv. E’ datata 11 marzo la riflessione della Congregazione delle Suore Carmelitane di santa Teresa di Torino dal titolo: “Chiamati a fermarsi”. “Tutto deve rallentare, fermarsi. Ma non lo spirito. Non deve spegnersi la domanda di senso e nemmeno la speranza di trovarlo. Non deve – scrivono le suore - neutralizzarsi quella meravigliosa capacità dell’uomo che è la contemplazione del mistero della vita…La vita comunitaria dentro ad un convento può essere vista, talvolta, da un osservatore esterno come qualcosa di chiuso. Invece oggi la vita comunitaria religiosa, nell’essenza per cui è nata, può rivelare ad un mondo spaventato dal contagio che è possibile coltivare relazioni di vera condivisione, di aiuto reciproco e di rispetto profondo ruotando unicamente attorno alla persona di Cristo e alla sua Parola. Riscoprirsi figli di Dio Padre che ci ama e ha cura di noi è la forza e la speranza che anima le nostre giornate. La certezza di un amore così possa illuminare e scaldare il cuore di tanti italiani e delle tante famiglie che in questi giorni vivono il dramma della malattia, della perdita dei propri cari, o anche solo la paura del contagio e la fatica di una gestione totalmente diversa della propria quotidianità”.
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