La solitudine dell’ultimo addio
Federico Piana – Città del Vaticano
Le bare sono cominciate ad arrivare lunedì scorso, decine di feretri provenienti da tutta la provincia, perché i cimiteri sono pieni e nelle camere mortuarie non c’è più posto. Salme che vengono accatastate in attesa di essere issate su dei camion militari diretti ai forni crematori, quelli ancora liberi e disponibili. La chiesa di San Giuseppe di Seriate, in provincia di Bergamo, poco più di venticinquemila anime, si è trasformata così nell’ultimo, doloroso, avamposto per l’estremo saluto a chi non ce l’ha fatta a vincere la battaglia contro il coronavirus. Si consuma tutto in solitudine: dalla morte, in completo isolamento, al commiato, senza nemmeno un parente presente per un Pater Noster. Ed è sfidando questa tetra solitudine che ai sacerdoti della parrocchia di Seriate è balenata in mente l’idea di ospitare loro, quelle salme.
Un estremo gesto d’amore
“Da quando abbiamo dato la nostra disponibilità, lunedì scorso, sono transitate oltre settanta bare e i numeri sono sempre in aumento. Facciamo per tutti una preghiera e una benedizione perché vogliamo far sapere alle famiglie delle vittime che c’è qualcuno che prega per loro, che non sono abbandonati”: racconta con un groppo in gola don Marcello Crotti, uno dei vicari parrocchiali. L’infamia di questa pandemia è anche un’altra e don Marcello ce l’ha stampata negli occhi: “Molte famiglie vedono uscire in ambulanza il proprio congiunto e se non ce la fa non lo rivedono più, nel senso letterale del termine. Gli viene riconsegnato chiuso in una cassa”. Come una di quelle che la sua parrocchia custodisce e benedice, tanto in modo cristiano quanto umano: “Per noi è importante che la famiglia sappia che almeno qui hanno ricevuto questo gesto d’amore”. I parenti non possono entrare nemmeno nella sala parrocchiale dove sono stipati i feretri, non gli è consentito: “I familiari – dice don Marcello – possono solo attendere il giorno di poterli ‘riabbracciare’ nell’urna delle ceneri”.
La solitudine dei cimiteri
Ma chi per il proprio caro defunto sceglie la sepoltura, non è certamente più consolato. Anche i cimiteri della bergamasca, ed in generale di quasi tutto il nord, si stanno riempiendo velocemente. “Noi celebriamo le esequie direttamente al cimitero con uno o due parenti, anche perché quasi tutti sono in quarantena”: spiega don Marcello, assicurando che la chiesa continuerà ad accogliere feretri, finché la pandemia non cesserà. E’ un gesto d’amore che sale dal cuore, ripete.
Funerali social: preghiera consolante
Un balsamo di consolazione arriva però anche da Napoli. Don Salvatore Giuliano è parroco della Basilica di San Giovanni Maggiore e vuole cercare di colmare il dolore delle famiglie private della possibilità di partecipare ai funerali usando il lato buono della tecnologia. “Trasmetto – spiega - i riti delle esequie via social. In questo modo tutti i parenti e gli amici possono essere virtualmente presenti ed è una modalità per sentirci famiglia”. Anche in un modo così insolito, la preghiera può diventare consolazione.
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