Uruguay: preghiera interreligiosa per il futuro del Paese
Isabella Piro - Città del Vaticano
Cristiani ed ebrei uniti in preghiera, per il bene ed il futuro dell’Uruguay: è quanto ha vissuto il 2 marzo scorso l’Arcidiocesi di Montevideo, in occasione dell’insediamento del nuovo Capo dello Stato, Luis Alberto Lacalle Pou. Eletto alla fine del 2019, il neo-presidente è entrato in carica ufficialmente il 1.mo marzo.
Il giorno seguente, dunque, la Cattedrale di Montevideo, detta anche “Chiesa Madre”, ha ospitato una cerimonia interreligiosa cui hanno preso parte, tra gli altri, l’Arcivescovo locale, Cardinale Daniel Sturla accompagnato da diversi presuli cattolici, il vescovo anglicano Daniel Genoves, il pastore evangelico Jerónimo Granados, e i Rabbini Max Godet e Daniel Dolinsky. Presenti anche il presidente Pou e i suoi principali consiglieri, oltre ad un centinaio di fedeli.
“Preghiamo per il Paese – ha detto il Cardinale Sturla, citato dal sito web della Conferenza episcopale dell’Uruguay – e invochiamo Dio misericordioso perché benedica i governanti. Preghiamo perché siamo uomini e donne di speranza, perché amiamo la patria e auguriamo a tutti coloro che vivono qui il meglio, ovvero una società più dignitosa e più giusta”. Gli ha fatto eco monsignor Arturo Fajardo, presidente della Conferenza episcopale dell'Uruguay, il quale ha invitato tutti a “costruire ponti”, ribadendo che “la politica è la forma più preziosa di carità perché cerca il bene comune, il bene sociale”.
La cerimonia ha visto diversi momenti: la lettura del Primo libro dei Re, condivisa da tutti in quanto l’Antico Testamento è comune a cattolici, cristiani ed ebrei; l’accensione delle candele, una per ogni credo rappresentato; la recita del Padre Nostro e la benedizione finale, ispirata dal Libro dei Numeri.
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