Papa Francesco in visita a Strasburgo Papa Francesco in visita a Strasburgo  

Andrea Riccardi: l'Europa sia unita e più vicina alla gente

Alla Messa a Casa Santa Marta il forte appello del Papa affinché l’Europa riesca ad avere quell'unità fraterna sognata dai padri fondatori per far fronte alla sfida del coronavirus e alle altre emergenze. Già nel Messaggio Urbi et Orbi di Pasqua, Francesco aveva esortato il Vecchio continente ad un concreto spirito di solidarietà

Giancarlo La Vella – Città del Vaticano

Un duplice forte appello per una Europa unita, fraterna e solidale, soprattutto in questo tempo difficile: lo ha lanciato il Papa nella Messa odierna a Santa Marta e a Pasqua, nel messaggio Urbi et Orbi. L'Europa veramente unita - è il commento, ai nostri microfoni, del professor Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di S. Egidio - è la "sfida epocale" che il Vecchio Continente deve vincere, superando i particolarismi e guardando più da vicino i problemi della gente.

Ascolta l'intervista al professore Andrea Riccardi

Professor Riccardi, un appello forte quello fatto oggi da Papa Francesco affinché l'Europa riesca ad avere quell'unità fraterna sognata dai padri fondatori. Qual è l'importanza di questo auspicio in un periodo così difficile come questo?

 

R. -  Le parole del Papa sembrano riprendere in modo molto deciso l’auspicio più articolato che il Pontefice ha pronunciato nel recente messaggio Urbi et Orbi. Anche quello fu sorprendente nel rilanciare l'unità e la solidarietà in Europa. E oggi Francesco ha ribadito la speranza che quei concetti vengano assorbiti dai paesi. Io credo che il Papa abbia una visione più larga non legata alle contingenze politiche. Questa è stata troppo un’Europa del “no”; l’Europa dice troppe volte “no”: ha detto “no” ai migranti, ha detto “no” ad una solidarietà economica più intensa con i Paesi in difficoltà. Ma poi sappiamo anche che l'Europa dice un “no”, che se non si trasforma in “sì”, diventa “ni”. Però io credo che anche di fronte allo scoramento della gente all'incertezza, alle pulsioni a chiudersi ciascuno nei propri confini, c'è bisogno, come ha detto il Papa, di riscoprire quell’unità fraterna che hanno sognato i padri fondatori.

 

Proprio in quel messaggio Urbi et Orbi di Pasqua, il Papa ha parlato di sfida epocale per l'Europa. E’ una sfida che il Vecchio Continente, secondo lei, può vincere?

R. - Io credo di sì. Però è una sfida vitale, perché se noi non vinceremo questa sfida, cioè quella dell’unità, andremo nel prossimo decennio a confronto con un mondo globale, con soggetti tanto più forti di noi, in ordine sparso e sarà la nostra fine, perché diventeremo delle “Disneyland” nel grande scacchiere del mondo.

Il Coronavirus sta rendendo più difficili azioni comuni da parte degli Stati membri dell'Unione Europea?

R. -  Io credo di no, perché il Coronavirus mette in luce un’emergenza, che chiede unità e coesione e quindi, secondo me, il Coronavirus non rende più difficile, anzi rende più facile l’azione condivisa. Il problema è se ci vogliamo arrendere all'evidenza.

E a proposito di questo, l'Europa sta per decidere quale tipo di aiuti varare per i Paesi più colpiti dalla pandemia. Quale potrebbe essere la strada più virtuosa, da seguire al di là dei sovranismi che si stanno affermando?

R. - Io credo che l’Europa debba trovare al suo interno, nelle sue diverse istanze, la via più confacente in cui vari Paesi concordano, ma il vero problema è che gli aiuti ci siano e che la gente percepisca un’Europa vicina, un’Europa del sì al futuro e del sì alla vita della gente.

L'Europa in questo periodo sembra stia lasciando in secondo piano alcune tematiche importanti, come l'immigrazione. Lei ne ha accennato prima: come possono convivere accoglienza e sicurezza?

R. - Io credo che questa Europa stia tralasciando i temi umani, i temi del legame. Quando noi abbiamo in Italia 600 mila immigrati irregolari, dei quali abbiamo bisogno, come ad esempio le badanti, le colf, quelli impegnati nei lavori agricoli, e non li regolarizziamo, pecchiamo di insensibilità nei confronti dell’economia del Paese e dei legami umani stessi, perché il servizio alla famiglia è un grande legame e un grande segno di prossimità alla vita quotidiana. Un altro grande tema è la morte degli anziani in Europa, negli Istituti, un fatto generalizzato. Io credo che questo ci faccia pensare.

Grazie per aver letto questo articolo. Se vuoi restare aggiornato ti invitiamo a iscriverti alla newsletter cliccando qui

22 aprile 2020, 14:05