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Sepe: l'emergenza crea povertà. Solo la carità può aiutarci

Crescono nel mondo, spesso in modo silenzioso, i nuovi poveri anche a causa di sistemi economici e finanziari sbagliati. No alla cultura dell'indifferenza ha detto oggi il Papa nella Messa a Casa Santa Marta. Un tema che si fa realtà anche nel sud dell'Italia alle prese con l'emergenza sanitaria: ne abbiamo parlato con l’arcivescovo di Napoli, il cardinale Crescenzio Sepe, che si sofferma anche sul nuovo volto della Pasqua di quest'anno

Eugenio Bonanata – Città del Vaticano

Napoli è alle prese con una situazione drammatica come molta parte del sud Italia. A lanciare l’allarme è l’arcivescovo del capoluogo partenopeo, il cardinale Crescenzio Sepe, che parla di quella povertà esistente già da molto tempo che con l’emergenza sta crescendo a dismisura. “La città – spiega – viene da una lunga crisi economica che è diventata ancora più radicale a causa di questo mortifero virus. E adesso – aggiunge – la nostra unica preoccupazione è quella di aiutare chi purtroppo è caduto in una miseria che non lascia neanche la possibilità di sopravvivere”.

Ascolta l'intervista al cardinale Sepe

Il lato positivo

A Napoli, in parallelo, cresce la solidarietà che si manifesta anche sotto forma di aiuto spontaneo da parte di molti cittadini. “Questo è il grande cuore di Napoli”, dice Sepe confidando di ricevere in continuazione richieste di persone e istituzioni pronte a portare cibo nelle case dei più bisognosi. Tutta Italia, del resto, ha conosciuto il cosiddetto ‘panaro solidale’: il cestino utilizzato per le donazioni che si trova per le strade di Napoli. ‘Chi può lasci, chi non può prenda’, si legge sul cartello che l’accompagna. Si tratta di uno delle tante forme di condivisione  di una vera e propria catena di solidarietà che ha riguardato la medicina solidale o la distribuzione dei farmaci per i più bisognosi.

Sostegno materiale e spirituale

Instancabile l’opera della Caritas diocesana. “L’organizzazione – afferma il cardinale Sepe – distribuisce più di 2000 pasti al giorno attraverso le mense della carità”. E c’è anche l’opera caritativa per le famiglie portata avanti dalle singole parrocchie sul fronte pastorale. “Molti sacerdoti si sono connessi con in propri fedeli attraverso i mezzi di comunicazione. Alcuni sono andati anche sul tetto di un palazzo a recitare il Rosario”.

La Settimana Santa in diretta

Anche la Diocesi, dall’inizio dell’emergenza, trasmette la Messa domenicale attraverso l’emittente locale Canale 21 e tanti sacerdoti con iniziative creative cercano di mantenere una forma di assistenza spirituale e pastorale per tutti. Ed è proprio attraverso questa modalità ‘mediatica’ che i napoletani vivranno i riti della Settimana Santa, tradizionalmente caratterizzati da sentite espressioni di devozione popolare. “È chiaro – dice il porporato – che una pastorale senza la gente è una pastorale fredda, ma stiamo recuperando il rapporto diretto con i fedeli. In questi giorni – aggiunge – c’è un supplemento di carità che ci unisce e che supplisce a questo contatto assembleare mancante, diventando ancora più efficace”.

La responsabilità per il bene comune

Il cardinale Sepe spiega che per arrivare a questo supplemento di carità è stato seguito anche un altro percorso. “Fin da subito – racconta – la Chiesa ha voluto sensibilizzare al rispetto assoluto delle regole, ribadendo che è l’unico modo per combattere questa malattia”. Risultato? Nella stragrande maggioranza, tutti a casa. “A Napoli – sottolinea – le strade sono vuote, nonostante qualche scheggia impazzita come del resto capita un po’ dappertutto”. Il messaggio ai cittadini è quello di utilizzare bene questo tempo di isolamento. “Se sarà così – prosegue – alla fine ci troveremo più maturi e più cresciuti sia dal punto di vista della socialità sia dal punto di vista della spiritualità”.

L’ascolto

Da queste parti gli interventi di Francesco a non avere paura e a non sentirsi soli in questa tempesta sono arrivati in modo chiaro. “I napoletani – secondo il cardinale –  non solo hanno capito queste parole, ma le hanno anche messe in pratica”. L’atteggiamento solidale ne è un esempio. “Questo periodo – conclude Sepe - rappresenta un’occasione propizia per comprenderci meglio tra di noi, comprendere meglio il senso della famiglia e anche il senso della privazione dei sacramenti”.

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06 aprile 2020, 08:00