Covid-19, il Convento di Tricarico apre le porte ai malati
Elvira Ragosta – Città del Vaticano
Quello del Carmelo, a Tricarico, è un antico convento risalente al Seicento. La Diocesi lo ha recentemente riorganizzato e, in occasione della Prima Giornata del Povero, i suoi locali sono diventati la sede operativa della Caritas locale. Al piano superiore, le stanze, fino a un mese fa adibite a residenza religiosa per i ritiri spirituali, oggi accolgono chi è in quarantena perché positivo asintomatico e chi, pur non positivo, deve osserva una quarantena perché entrato in contatto con persone contagiate. Attualmente le persone ospitate sono tre. “Non ci abbiamo pensato due volte – dice il vescovo, monsignor Giovanni Initni- , anche prima che il territorio divenisse zona rossa avevamo deliberato la possibilità di mettere a disposizione la struttura perché potesse essere un punto di riferimento. Un luogo che offra sicurezza, anche dal punto di vista psicologico e spirituale, mi sembra un servizio che possiamo rendere alla comunità”.
L’isolamento della cittadina e la Chiesa come ospedale da campo
Il vescovo racconta di come l’isolamento all’inizio non sia stato vissuto molto bene nella comunità, che è piccola, composta da un elevato numero di anziani e dove i rapporti normalmente sono giornalieri, dove la gente è abituata a incontrarsi nelle strade e nelle piazze. “Per questo – aggiunge- ci stiamo attivando con tutti i canali legali possibili per mantenere vive le relazioni. Per esempio, dalla cappella dell’episcopio trasmettiamo ogni giorno la celebrazione della messa tramite un canale Youtube; c’è poi una parrocchia che ogni pomeriggio diffonde la recita del Rosario tramite i suoi microfoni esterni. Sono mezzi che stiamo utilizzando per dire che ci siamo e così continuiamo a mantenere i rapporti in attesa di ritornare alla normalità”. “Tante volte - osserva ancora monsignor Intin i- abbiamo ripetuto l’espressione di Papa Francesco ‘la Chiesa ospedale da campo” e forse l’abbiamo ripetuta più perché lui ce l’ha insegnata, questa volta veramente stiamo facendo l’esperienza dell’ospedale da campo e con grande gioia devo dire che tutta la diocesi sta rispondendo in maniera eccezionale a questa prossimità alla gente”.
L’economia locale in affanno
“Oltre all’attività della mensa - conclude il vescovo- , con le varie comunità parrocchiali ci siamo attivati per pagare utenze, medicine, visite mediche, perché molti hanno dovuto chiudere le attività lavorative per l’epidemia ed è subentrata per alcuni la fatica. Immaginiamo che dovremo rimboccarci le maniche ancora per parecchio tempo, ma soprattutto al termine della pandemia, per sostenere le nostre già fragilissime attività lavorative locali”.
Cibo e ascolto dalla Caritas
Circa cento i pasti cucinati ogni giorno nella sede della Caritas e poi consegnati dai volontari insieme alla Protezione civile, osservando tutte le protezioni e le distanze necessarie. Il direttore della Caritas locale, don Giuseppe Molfese, sottolinea però anche un’altra attività di vicinanza alle famiglie che si trovano in difficoltà: è stato attivato un numero verde: 800 090002 di sostegno psicologico, contenimento della fragilità emotiva e di aiuto a comprendere l’importanza delle norme e la loro osservanza.
Aiuto da chi ha ricevuto aiuto
Tra i volontari della Caritas che si occupano della mensa, don Giuseppe rimarca il sostegno dato da Kalifa, Osman e Mohammed, tre ragazzi extracomunitari accolti a Tricarico grazie al progetto “Apri” di Caritas italiana. “Questi ragazzi – dice- nel contesto dell’emergenza non si sono fatti sollecitare, ma di loro iniziativa offrono quotidianamente la loro disponibilità e il loro volontariato per preparare i pasti nella mensa della Caritas”.
Grazie per aver letto questo articolo. Se vuoi restare aggiornato ti invitiamo a iscriverti alla newsletter cliccando qui