Pasqua, De Donatis ringrazia quanti pregano per lui
Tiziana Campisi e Andrea De Angelis - Città del Vaticano
“Grazie a Dio sto guarendo e tra non molto dovrei essere dimesso". Lo scrive in un messaggio il cardinale vicario di Sua Santità per la diocesi di Roma Angelo De Donatis, ricoverato al Policlinico Gemelli dal pomeriggio di lunedì 30 marzo perché positivo al coronavirus. "Tutta la mia riconoscenza va ai medici, agli infermieri e a tutto il personale sanitario del Policlinico Agostino Gemelli che si stanno prendendo cura di me e di tanti altri pazienti con grande competenza e dimostrando una profonda umanità, animati - si legge nel messaggio - dai sentimenti del buon samaritano”. L'ultima apparizione del cardinale risale alla sera di domenica 29 marzo, quando ha celebrato in diretta televisiva la Santa Messa al Santuario romano del Divino Amore.
Il grazie a Papa Francesco ed alla comunità diocesana
Il porporato ha voluto rivolgere il suo grazie e gli auguri per la Pasqua a tutta la comunità diocesana. “Voglio farvi pervenire il mio grazie per la preghiera potente e incessante che ho sentito in questi giorni di sofferenza e di malattia”, afferma, esprimendo anche “gratitudine per la commovente esperienza di comunione spirituale” vissuta in questi giorni di ricovero, poiché “sostenuto e consolato dalla preghiera di tutti”. “Sono molto grato al nostro Vescovo Francesco per la sua preghiera, per la vicinanza e la paternità che mi ha dimostrato anche in questa occasione”, scrive il cardinale De Donatis.
Gli auguri di Pasqua
Meditando il Vangelo di questi giorni, alla luce dell’esperienza della malattia, il presule riflette sul fatto che “nessuno di noi possa realmente preparare la Pasqua, senza riconoscere che in primo luogo, è Gesù a desiderare ardentemente di ‘fare Pasqua’ con noi”. “Dobbiamo solo accogliere la grazia e entrare con la nostra vita nel Mistero pasquale di Cristo, ‘morto per i nostri peccati e risorto per la nostra giustificazione’ – aggiunge De Donatis –. Permettiamo al Signore, mediante il suo amore misericordioso, di guarire le nostre infermità e di consolare le pene che portiamo nel cuore”. "Contempliamo fiduciosi le ferite del Dio crocifisso, nell'attesa - conclude - della sua Resurrezione".
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