Padre Pedro Opeka, Akamasoa, in Madagascar Padre Pedro Opeka, Akamasoa, in Madagascar  

Madagascar, padre Opeka: grazie al grido del Papa per noi poveri

Intervista con il missionario argentino fondatore dell'opera umanitaria Akamasoa, nella periferia della capitale malgascia. Tra i più poveri del pianeta, denuncia la mancanza dei generi essenziali e si unisce agli appelli del Papa alla fratellanza tra i popoli

Antonella Palermo - Città del Vaticano 

Il ricordo della visita di Papa Francesco ad Antananarivo, capitale del Madagascar, è ancora vivissimo nelle parole di padre Pedro Opeka, religioso lazzarista che, insieme alla gente poverissima dell'isola, lo ha accolto a settembre dell'anno scorso nella Città dell'Amicizia, un villaggio nato trent'anni fa, a ridosso di una enorme discarica. Nel Paese ufficialmente il numero dei contagi sarebbe dell'ordine delle centinaia, senza decessi da collegare direttamente al coronavirus. Di certo, i rischi per la popolazione, di cui il 70% vive al di sotto della povertà estrema, sono già tangibili e preoccupanti.

Ascolta l'intervista a padre Opeka

Mancano riso, acqua, sapone

"La situazione è difficile per le famiglie, per i poveri che hanno molti bambini", spiega padre Pedro. "Non abbiamo riso, non abbiamo acqua. Abbiamo bisogno di acqua! Abbiamo bisogno del sapone". Già insufficiente, l'acqua non basta, adesso che le precauzioni igieniche sono ancora più stringenti. I detergenti liquidi sono oro. Nel Paese, il terzo a più basso Pil nel mondo, non si hanno scorte economiche né tanto meno alimentari (il prezzo del riso è già decuplicato), perché la refrigerazione non è possibile nei villaggi, dove la corrente elettrica è affidata a piccoli pannelli solari, e anche nelle grosse città è un lusso che solo pochi si possono permettere. Il governo malgascio ha rapidamente imposto il divieto di circolazione per limitare la diffusione dell'epidemia da Covid-19; tuttavia si teme che il Paese – che sopravvive con un reddito giornaliero proveniente dalla vendita presso i mercati di prodotti agricoli o allevamento - difficilmente riuscirà a trovare le risorse per sostenere le conseguenze umanitarie di questa misura, potenzialmente devastanti in una regione già così misera.

Padre Opeka
Padre Opeka

La fede e la gioia sono la forza

La Pasqua è stata vissuta in una maniera molto differente da tutti gli altri anni: "L'abbiamo celebrata lungo il percorso dove è passato anche Papa Francesco - racconta il sacerdote - dove lui ha benedetto il popolo operaio della cava. Bella, bella messa. Poi io in macchina sono andato con il Santissimo Sacramento a dare la benedizione a tutti i villaggi. Ho benedetto il popolo di Dio che stava davanti le case. Un momento profondo di gioia, di fede e di amicizia". La cava è quella di granito a Mahatazana, dove padre Opeka ha dato lavoro a migliaia di persone che in questo modo possono trovare un minimo di autonomia e di riscatto sociale. Proprio là dove una delle donne operaie aveva parlato al Papa della "speranza che un giorno ci potrà essere più giustizia per i più poveri" e il Pontefice aveva concluso la sua breve visita pregando per i lavoratori, le loro famiglie e per chi è senza lavoro, senza dimenticare gli imprenditori, i dirigenti e gli insegnanti perchè abbiano a cuore la formazione dei bambini.

Padre Pedro
Padre Pedro

Grazie all'appello del Papa di condonare il debito dei Paesi poveri

Il Madagascar è uno dei 25 Paesi a cui il Fondo Monetario Internazionale ha assicurato l'alleggerimento del debito per attenuare le conseguenze dell'epidemia. E' la linea su cui si concentrano le speranze: "Grazie a Papa Francesco che leva la sua voce e prega per i paesi ricchi che devono cancellare il debito dei paesi poveri", così risuona ancora il grido di padre Pedro, solidale con quello del Pastore della Chiesa universale che nel Messaggio Urbi et Orbi aveva auspicato che "si allentino le sanzioni internazionali che inibiscono la possibilità dei Paesi che ne sono destinatari di fornire adeguato sostegno ai propri cittadini e si mettano in condizione tutti gli Stati di fare fronte alle maggiori necessità del momento, riducendo, se non addirittura condonando, il debito che grava sui bilanci di quelli più poveri”. Pedro commenta: "E' necessario, se vogliamo vivere nella dignità".

Padre Opeka e la sua gente
Padre Opeka e la sua gente

Siamo un'unica famiglia umana

E all'indomani della Giornata mondiale della Terra, Opeka ringrazia ancora una volta Papa Francesco "che leva la sua voce forte, forte per la nostra Terra, per la nostra casa comune. La nostra Terra soffre, è malata perché la nostra testa vuole solo soldi, soldi, soldi. E non la vita, non la giustizia, non la fraternità e l'amore". Da un'isola con una ricchissima biodiversità e una natura rigogliosisima, spesso però sfruttate non a vantaggio di tutte le fasce sociali della popolazioni, conclude con un auspicio appassionato: "Dobbiamo essere più fratelli, condividere tutte le ricchezze della Terra. Dopo questa pandemia del Coronavirus dobbiamo capire che noi siamo tutti una sola famiglia umana".

Si può mantenere un filo di solidarietà con l'opera di Akamasoa, soprattutto se si vuole aiutare il futuro di questa gente - per più di metà al di sotto dei 18 anni - attraverso il sistema scolastico completo messo in piedi da padre Pedro. Info: www.amicipadrepedro.org

 

 

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24 aprile 2020, 12:50