Matera, ritiro on line per i sacerdoti e aiuti alla comunità
Elvira Ragosta – Città del Vaticano
Nell’arcidiocesi di Matera-Irsina le nuove tecnologie sono al servizio della spiritualità non solo per i fedeli ma anche per i sacerdoti. L’arcivescovo, monsignor Antonio Giuseppe Caiazzo, definisce un’esperienza davvero bella, quella del ritiro on line organizzato nei giorni scorsi. “L’idea – racconta a Vatican News- è nata mentre pregavo. Poi l’ho condivisa con i confratelli che sono stati molto contenti. Ho inviato loro uno schema di preghiera e di ascolto ben preciso attraverso una video-meditazione. Dopo l’Adorazione eucaristica, abbiamo concluso con il Regina Coeli. I riscontri sono stati positivi, oltre quel che pensavo, tutti mi hanno detto di aver vissuto ore di comunione fraterna attraverso l’ascolto, la preghiera e questa condivisione. Quindi, ritengo che, se dovesse ancora durare questa situazione di pandemia, sia un’esperienza da ripetere mensilmente”.
Accanto a chi ha bisogno
L’arcivescovo sottolinea e ringrazia l’impegno di religiosi, religiose, diaconi, operatori della Caritas, cittadini e associazioni per l’aiuto che stanno dando alla comunità in questo tempo di pandemia. La concretezza della carità a Matera ha portato a una cospicua donazione all’ospedale cittadino, all’offerta di ospitalità nell’arcidiocesi per circa 120 persone che non hanno un tetto, all’attività giornaliera delle due mense cittadine e alla messa a disposizione della residenza religiosa ‘Casa della Spiritualità S. Anna’, con 75 posti letto, per chi deve fare la quarantena. “Dico semplicemente un dato – aggiunge – se prima eravamo presenti per 400 nuclei familiari, ora siamo passati, tra la città di Matera e l’intera arcidiocesi, a interventi per 4000 famiglie. Sono in tanti a collaborare affinché non manchi l’indispensabile, dagli alimenti al sostegno per il pagamento di utenze e affitti. C’è un esercito di persone che sta lavorando per un altro esercito che tende la mano e certamente non li rimandiamo indietro”. Poi, i sacerdoti hanno accolto all’unanimità l’invito dell’arcivescovo a donare una loro mensilità per metterla a disposizione di chi ne avesse bisogno. “La generosità dei parroci mi ha commosso- prosegue monsignor Caiazzo, molti ne hanno donato più di una”.
Dal carcere di Matera un dono speciale alla Caritas
Una donazione speciale è giunta alla sede della Caritas di Matera nei giorni scorsi. E’ la raccolta che i detenuti del carcere cittadino hanno realizzato per chi vive situazioni di necessità. “E’ stato il dono più gradito- commenta l’arcivescovo- e quello che ci ha sorpreso sotto tanti aspetti. Con i detenuti ho un rapporto singolare, e da quando sono a Matera la prima messa delle festività di Natale e Pasque la celebro in carcere. Quest’anno, a Pasqua non c’è stata la Messa, ma ho incontrato comunque i detenuti, abbiamo pregato e li ho ringraziati perché il loro gesto ha portato aiuto a qualche famiglia in difficoltà”.
Guardando alla ‘fase 2’, più lunga e complicata
E se a Matera, come in tutta la Regione Basilicata, i numeri di contagi, ricoveri e vittime da Coronavirus sono molto più bassi rispetto alle regioni del Nord Italia, restano le preoccupazioni per la ricaduta economica della pandemia sul futuro del territorio. “E’ vero che non abbiamo avuto molti contagi - dice ancora monsignor Caiazzo - ma potrebbe esserci all’improvviso qualche focolaio. Dall’altro lato un altro, mi preoccupa molto di più un altro tipo di focolaio, ancora peggiore, che è la mancanza di lavoro e le situazioni di difficoltà economica nelle quali si trovano moltissime famiglie”.
Quel che pesa al territorio è sicuramente la battuta d’arresto che ha subito il turismo negli ultimi due mesi, dopo i numeri e gli investimenti che la città aveva registrato grazie al successo ottenuto dall’essere stata capitale europea della cultura 2019. “C’erano stati grandi investimenti - conclude l’arcivescovo - ed erano stati ripagati, si pensi che la città, che conta circa 63mila abitanti, in alcuni giorni era riuscita ad accogliere ben 60mila turisti e ora siamo passati al nulla. Per cui speriamo di poter tornare ad avere non dico quel ritmo, ma almeno quella serenità, innanzitutto dei cuori, e la capacità di ospitare tanta gente con gioia ed entusiasmo”.
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