Ordine di Malta. Il Papa ricorda il Gran Maestro, uomo integro e dedito ai poveri
Francesca Sabatinelli - Città del Vaticano
Uno " zelante uomo di cultura e di fede" di cui si ricorda "l’integra fedeltà a Cristo e al Vangelo" e il "generoso impegno" vissuto nella sua carica "per il bene della Chiesa" assime alla "dedizione ai più sofferenti". E' il ritratto che Papa Francesco fa in un telegramma di cordoglio di Fra’ Giacomo Dalla Torre del Tempio di Sanguinetto, 80.mo Gran Maestro del Sovrano Ordine di Malta spentosi poco dopo la mezzanotte di oggi a Roma all'età di 75 anni. Era stato eletto due anni al vertice dell'Ordine, dopo averne trascorso un anno alla guida come Luogotenente di Gran Maestro dall’aprile 2017 al maggio 2018, assumendone poi la massima responsabilità in un momento critico, segnato da una crisi istituzionale che aveva causato profonde fratture.
Fra’ Giacomo, scomparso prematuramente dopo una breve malattia, viene ricordato per il suo temperamento mite ma al tempo stesso autorevole e determinato, qualità che hanno permesso allo Smom di dare il via ad una nuova frase di rinnovamento ed evoluzione, a partire dalla revisione della Carta Costituzionale. Il suo essere “al servizio dell’Ordine e delle persone che hanno bisogno”, come soleva ripetere spesso, lo vedeva impegnato a favore di più svantaggiati, come i senza fissa dimora della stazione Termini di Roma, dove distribuiva i pasti, o anche impegnato nella partecipazione dei pellegrinaggi organizzati dallo Smom, come quello internazionale con i malati a Lourdes, o quelli italiani di Loreto e di Assisi.
Il servizio costante alla Chiesa
La guida del Sovrano Ordine di Malta, come Luogotenente interinale, viene ora assunta da Fra’ Ruy Gonçalo do Valle Peixoto de Villas Boas, che ricorda di Fra’ Giacomo la grande figura ispiratrice per molti membri e volontari dell’Ordine. Della sua cordialità e bontà parla anche l’ambasciatore dello Smom presso la Santa Sede, Antonio Zanardi Landi:
R. – Il dolore credo sia condiviso da tutti all'interno dell’ Ordine di Malta, perché Fra’ Giacomo era un uomo di unione, era un uomo di dialogo, ed era riuscito a farsi non solo apprezzare ma veramente amare da tutti. La posizione di Gran Maestro dell’Ordine di Malta è una posizione visibile, è una posizione protocollarmente importante, ma lui interpretava il suo ruolo con grandissima semplicità, grandissima umiltà personale, lo vedeva come una resa di servizio nei confronti dell'Ordine, nei confronti della Chiesa e credo vedesse l'Ordine nella sua natura prima di Ordine religioso, riandando ai tempi della fondazione e riscoprendo la vera missione, che è quella della vicinanza agli ultimi e per la glorificazione del Signore.
Lui stesso era sempre stato al fianco dei poveri, ricordiamo anche il fatto che la sera andasse a testimoniare la vicinanza dell'Ordine di Malta a queste persone
R. – Questa era una cosa a cui lui teneva moltissimo che lo faceva anche rinunciare ad altri impegni, ad altre occupazioni, teneva moltissimo a mantenere la regolarità della sua presenza alla Stazione Termini per la distribuzione degli aiuti ai senza tetto.
Ambasciatore, il Gran Maestro ha sempre testimoniato anche una grande fedeltà nei confronti della Santa Sede …
R. – Il Gran Maestro si sentiva un uomo della Santa Sede, interpretava la sua funzione anche come quella di ponte tra l'Ordine di Malta e la Santa Sede. C’è una lunga storia familiare, tutti sappiamo che il fratello del nostro defunto Gran Maestro è stato rettore della Lumsa, è stato il presidente del Tribunale Vaticano, per molti anni ha lavorato e servito la Santa Sede. Il padre del Gran Maestro ha lavorato per la Santa Sede, il nonno è stato per 40 anni direttore dell'Osservatore Romano. Dunque, credo che Fra’ Giacomo davvero si sentisse partecipe della grande operazione del governo centrale della Chiesa e che volesse servirla con tutto il suo spirito, con tutte le sue capacità e con la sua intelligenza. Per tanti anni, anche prima di diventare professo dell’Ordine di Malta o anche membro dello Smom, ha lavorato e ha vissuto accanto agli uomini della Santa Sede.
Lei, ambasciatore, aveva un importante rapporto personale con il Gran Maestro, al di là dell'appartenenza all’Ordine di Malta…
R. – E’ stata tra le prime persone che ho conosciuto quando sono arrivato a Roma, circa 50 anni fa, quando lui non era ancora membro dell'Ordine di Malta. La comune origine regionale - la sua famiglia era di Treviso, la mia originaria tra il Veneto e il Friuli - ci ha sempre fatto sentire in qualche modo collegati. Ci siamo sempre mantenuti in contatto nel corso di tutti questi anni. Ho particolarmente apprezzato, e gli sono stato vicino, quando è stato Gran Priore di Lombardia e Venezia, dove il suo essere veneto, in qualche maniera, ha potuto fiorire facendolo divenire amico di tutti, apprezzato da tutti. E’ sempre stato affettuoso con tutti, questa sua affettuosità era uno dei tratti caratteristici della sua personalità, non c'era volta che ci incontrassimo che lui non mi affidasse i suoi saluti per i miei figli. E questa era una sua costante. Un'altra cosa, più recente, ha creato un legame ulteriore tra noi: io sono, tra le altre cose, il presidente della Fondazione Aquileia, tra i primi Patriarchi di Aquileia ci sono stati quattro Dalla Torre, che sono sepolti in una cappella della Basilica. Con il nostro defunto Gran Maestro Fra’ Giacomo, stavamo pensando a una visita per andare a trovare i quattro grandi Patriarchi Dalla Torre. Purtroppo il cielo ha disposto diversamente, il nostro Gran Maestro ci ha lasciati molto prematuramente, dopo pochi mesi di malattia e non abbiamo potuto realizzare questo nostro progetto comune.
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