Pasqua, Moraglia:"Trovare una nuova saggezza"
Davide Dionisi - Città del Vaticano
“In questa Santa Messa di una Pasqua veramente anomala, inusuale, portiamo all’altare i tanti dolori di questi mesi, i tanti morti, ricordiamo i loro cari, una preghiera particolarissima per loro, poi, per i troppi medici e operatori sanitari che hanno pagato con la vita il loro generoso servizio ai contagiati di Covid 19”. E’ quanto ha detto questa mattina, durante l’omelia, il Patriarca di Venezia, Francesco Moraglia. “La pandemia ci ha costretti a fermarci” ha ricordato, aggiungendo che “Costringendoci a fermarci, Covid 19 ci ha obbligati a riflettere. La nostra società così frenetica ha bisogno di tornare a riflettere uscendo dal pensare politicamente corretto, uscendo da schemi preconfezionati, da parole che risuonano retoriche.
L'ideologia più insidiosa
La nostra, epoca, erroneamente, pensava di aver archiviato le ideologie; invece, è portatrice di un’ideologia più sottile e insidiosa, quella del riduzionismo, ossia, non saper o non voler cogliere il tutto, fermarsi ad un aspetto, isolare una parte considerandola come il tutto”. Parlando della crisi dell’Occidente che “prima di tutto è culturale”, Moraglia ha detto che “Dobbiamo andare oltre il pensiero strumentale, ossia, efficientista, quello che si pone solo alcune domande, ad esempio, quelle del come o in che modo si fa una cosa e non sul perché la si fa o se è bene farla”.
Costretti a riflettere
Tornando a parlare del Coronavirus, ha aggiunto che “Questi giorni di pandemia hanno scardinato molte nostre certezze, per cui, anche chi non era incline a riflettere e ad interrogarsi è invitato a farlo; pensavamo d’essere protetti dalle tutele assicurative, sanitarie, pensionistiche e, invece, ci siamo riscoperti fragili, oltremodo, vulnerabili; sì, i fatti ci hanno riportati alla dura realtà”. Poi il messaggio della Pasqua, ovvero “il piccolo seme che cadendo in terra, muore e solo così diventa spiga e produce frutto in abbondanza”.
Le nostre responsabilità
Rivolgendosi ai fedeli, il Patriarca di Venezia li ha invitati a “non cercare solo equilibri nuovi, ma trovare una nuova saggezza nell’organizzare la filiera che conduce al bene comune di un territorio, di uno Stato, di una comunità di Stati, del mondo intero. Anche in questo ci aiuti la luce di Pasqua che guarda all’uomo, prima, nel suo bisogno di solidarietà e inclusione, poi di consumo e anche di performance”. Moraglia ha sottolineato, infatti, che in questo periodo di emergenza sanitaria e di grande difficoltà economica “dobbiamo riflettere sulle nostre responsabilità di uomini in ordine al senso dell’esistenza di un domani che ci attende e che non sarà né facile, né scontato”. Il Patriarca ha concluso chiarendo che: “È nel cantiere della storia che si costruisce la vera speranza cristiana, ossia, la certezza che Cristo ha vinto, insieme al peccato, ogni atteggiamento disumano; a noi, suoi discepoli, dirlo nella fede facendoci portatori di una nuova visione dell’uomo che guarda proprio all’umanità di Cristo che è il progetto di Dio per una storia riconcilia a e riconciliante”.
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