Allarme Repam per l'Amazzonia: azione urgente per evitare una tragedia
Gabriella Ceraso - Città del Vaticano
La Rete Ecclesiale Panamazzonica (REPAM) composta da 9 Paesi della regione (Brasile, Venezuela, Guyana francese, Guyana britannica, Suriname, Colombia, Ecuador, Perù e Bolivia) lancia un grido di allarme per l'enorme "onda d'urto" che si sta abbattendo sulle popolazioni indigene e il bioma dell'area stretta tra la morsa della pandemia che colpisce esseri umani molto vulnerabili e l'aumento incontrollato della violenza nei territori. A firmare l'appello il presidente, il vicepresidente della Repam, rispettivamente i cardinali Claudio Hummes, Pedro Barreto Jimeno e il segretario esecutivo Mauricio López.
I rischi e l'appello della Chiesa
Nei diversi territori, le genti dell'Amazzonia hanno chiesto alla Chiesa un'alleanza e un sostegno su ciò che decidono e intendono costruire per il loro futuro e la Chiesa dal canto sta facendo eco ad appelli e richieste di aiuto. Nello specifico la Repam riporta le diverse situazioni di criticità della regione pan-amazzonica: in Bolivia i popoli indigeni accusano il governo di mancanza di coordinamento e di consultazione nella prevenzione e nella lotta contro la pandemia; in Colombia i vescovi sottolineano che “gli indigeni, i contadini e gli afro-discendenti sono i gruppi più a rischio, perché si trovano già in una situazione di povertà strutturale, in condizioni di insicurezza alimentare e malnutrizione, senza accesso al sistema sanitario e all’acqua potabile”. Grave anche la situazione in Venezuela, dove queste popolazioni si sentono minacciate da un possibile contagio attraverso le attività minerarie illegali e il passaggio di migranti venezuelani di ritorno. In Brasile, 32 Procuratori del Ministero Pubblico Federale 4 dichiarano che “il rischio di genocidio delle popolazioni indigene richiede azioni di emergenza e la Mobilitazione Nazionale Indigena afferma che c’è “una chiara intenzione del governo di impedire il funzionamento del Sottosistema Sanitario Indigeno”. Invece in Perù la preoccupazione è per gli indigeni emigrati nelle città in cerca di lavoro totalmente indifesi. I vescovi dell’Amazzonia peruviana esortano quindi le autorità a sostenere il loro ritorno nelle comunità secondo i protocolli stabiliti dal Ministero della Salute.
Il virus della violenza e dei saccheggi in Amazzonia
Ma ci sono altri virus letali per i popoli e la foresta amazzonica: si tratta del setacciamento dell'oro, della deforestazione illegale delle terre indigene che continuano a pieno regime nonostante la pandemia abbia frenato il comparto economico e infine degli omicidi dovuti a conflitti rurali, per l'84% in Brasile. I vescovi denunciano, in particolare per il Guyana, i progetti di legge che consentono e regolarizzano le estrazioni favorendo l’accaparramento delle terre, la deforestazione e legittimando le occupazioni illegali da parte dell’agro-industria. Nell'appello della Repam si fa riferimento sia alla rottura in Ecuador dell'oleodotto trans-ecuadoriano e dell'oleodotto di Crudos Pesado che hanno causato una grave fuoriuscita di petrolio e ha colpito circa 97mila persone che vivono sulle rive dei fiumi Coca e Napo; sia all'Amazzonia brasiliana dove i vescovi prefigurano una immensa tragedia umanitaria per un collasso strutturale e parlano dell’incessante retorica politica del governo federale contro la protezione dell’ambiente e delle aree indigene tutelate dalla Costituzione federale.
"Per la sua attività di denuncia, la Chiesa - scrive la Repam - è stata calunniata e attaccata, come è successo di recente con le vergognose e infondate accuse, che noi respingiamo, della Fondazione Nazionale Indigena (FUNAI - un organo del governo federale brasiliano) contro il Consiglio Missionario Indigeno (CIMI) organo della Conferenza episcopale brasiliana".
Azione globale in difesa dell’Amazzonia
Alla luce di tutto ciò, al termine dell'appello, la Repam rilancia alcuni dei passaggi chiave dell'Esortazione post-sinodale sull’Amazzonia per ribadire con forza che il tempo di oggi è decisivo e le strade sono due: o il rinnovamento dei rapporti ispirati all'ecologia integrale o l'imposizione di una "economia che uccide" e quindi la sepoltura dei sogni del Sinodo stesso che chiedeva la cessazione dello sterminio della Madre Terra.
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