Preghiera interreligiosa in Venezuela. Moronta: crescono povertà e fame
Gabriella Ceraso - CIttà del Vaticano
Oltre 4000 contagi da coronavirus e una crisi economica e sociale senza precedenti che va avanti da anni: è la realtà del Venezuela oggi, dove un quarto della popolazione è bisognosa di assistenza umanitaria, oltre il 90% delle famiglie vive in condizioni di povertà e dove le frontiere, prese d'assalto da migliaia di migranti in cerca di lavoro e di beni di prima necessità, sono diventate ora una trappola per le restrizioni imposte dalla pandemia. Impossibile portare loro aiuto: nella odierna Giornata di preghiera interreligiosa per sconfiggere la pandemia, promossa dal Forum sociale interreligioso del Venezuela, parla ai nostri microfoni monsignor Mario Moronta, vescovo di San Cristóbal e vice presidente della Conferenza episcopale venezuelana.
Nella sua testimonianza l'immagine di un Paese in cui le Chiese che compongono il Forum - la cattolica, l' evangelica, la Comunità ebraica, la Chiesa anglicana e il Consiglio delle Chiese storiche di Caracas - sono impegnate in prima linea e in nome di una fraternità universale al servzio agli ultimi. Nella sua testimonianza, le difficoltà dei migranti e delle famiglie, le sfide imposte dalla pandemia negli stili di vita e nell'esistenza stessa della Chiesa:
Monsignor Moronta, quale il contributo che può venire dalle religioni oggi per la difficile situaizone del Venezuela?
R. - Dobbiamo rispondere con la certezza di quello che abbiamo ricevuto come tradizione, nell'insegnamento della chiesa, che è praticamente l'ecumenismo e il dialogo interreligioso. Tutti noi siamo figli della stessa famiglia umana e tutti noi crediamo in Dio e allora non soltanto con la preghiera, con la lode al Signore, ma anche con la pratica della carità operante, piena di solidarietà, piena di giustizia e piena di un impegno per la salute, per lo sviluppo integrale di tutta la società, dobbiamo lavorare tutti insieme. Qualsiasi sia la nostra condizione religiosa, siamo fratelli, apparteniamo tutti ad una stessa famiglia.
Fame e povertà: quale oggi la situazione delle famiglie e dei più vulnerabili in Venezuela ?
R. - C' è povertà e fame. La situazione è molto grave e ogni giorno peggiora, crescono difficoltà e problematiche sociali. E una delle ragioni è che tutti noi che potremmo lavorare in favore di queste famiglie e dei più venerabili, abbiamo la difficoltà imposta dalla quarantena voluta dalle autorità sanitarie e delle autorità governative. Allora non è facile andare a trovare le persone e le famiglie per dar loro sollievo. Lungo la frontiera ci sono più di 12 mila venezuelani che non possono entrare per le restrizioni e anche perché è stata chiusa la frontiera un'altra volta, tanto dalla parte del governo colombiano che dalla parte del governo venezuelano. Allora grazie a Dio che la Diocesi di Cùcuta ha un grande programma di aiuti messo in campo con cui sta cercando di far fronte alla situazione. Però la difficoltà più grande resta qui da noi e in tutto il Venezuela. poter andare a trovare, aiutare, accompagnare, fare compagnia ai tanti che ne hanno bisogno.
Il Venezuela e tutta l' America del sud, è in questo momento l'area più critica per la lotta al coronavirus. Qual è la realtà è di oggi nel vostro Paese?
R.- Ci sono tantissime sfide per tutti noi in questo periodo a causa della pandemia. Tre sono le più grandi. Una prima è aiutare a far prendere coscienza a tutti di quanto conti curare la salute fisica e spirituale. Dobbiamo tutti, poi ,con la preghiera e la riflessione prepararci per il post pandemia che significherà un cambio dei paradigmi: bisognerà pensare e programmare un nuovo stile di vita. Una terza sfida è per la Chiesa, una chiesa che sia più vicina al popolo, più vicina a tutti con quell'odore di popolo come dice Papa Francesco, ma soprattutto una Chiesa che sia segno di luce, segno di speranza nel nome del Signore Gesù Cristo.
Sarà presto Beato il laico venezuelano, José Gregorio Hernandez Cisneros, un uomo forte e dedito ai poveri, agli ultimi. Cosa dice questa figura così significativa al vostro Paese in questo momento?
R.- La notizia che si può celebrare la beatificazione con l'approvazione del Papa, è stata una grandissima, bellissima, immensa notizia che ha portato gioia e speranza e soprattutto è un motivo per tutti noi per approfittare di questa opportunità in questo momento così difficile della nostra società e dell'umanità, per riaffermare, per rinnovare quella opzione preferenziale per i poveri della quale questo nuovo beato è stato veramente un esempio. Per questo lo chiamavamo il medico dei poveri, il dottore dei poveri, appunto, per il suo impegno e per la solidarietà soprattutto verso i più bisognosi. Dunque questa notizia ci impegna tutti: sarà un grande vettore per insistere in quella necessità che tutti noi abbiamo, di essere testimoni vivi della Carità. come lo è stato lui dedito nella sua vita al servizio e anche all' evangelizzazione come medico, come professore, come ricercatore, un Cristiano esemplare, un testimone vivo della fede.
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