Filippine, preoccupazione della Chiesa per la nuova legge anti-terrorismo
Lisa Zengarini - Città del Vaticano
Nelle Filippine continua la mobilitazione della Chiesa contro l’House Bill No. 6875, la nuova legge anti-terrorismo appena approvata dal Parlamento, nonostante le proteste. Per entrare in vigore il provvedimento, che introduce un ulteriore giro di vite alla Human Security Act del 2007, attende ora la firma del Presidente Rodrigo Duterte sostenitore della riforma.
A preoccupare i suoi oppositori è in particolare la definizione vaga ed estesa della nozione di terrorismo, che potrebbe essere usata per attaccare il dissenso e per calpestare diritti umani e le libertà civili; la possibilità di arrestare cittadini senza mandato giudiziario e di detenerli fino a un massimo di 24 giorni su ordine di un nuovo organismo, il "Consiglio anti-terrorismo" (Atc); l’indebolimento della separazione dei poteri; l’estensione della sorveglianza dei cittadini e l’abolizione dei risarcimenti per chi viene arrestato con accuse false, con l’accresciuto rischio di abusi da parte delle forze di polizia. In questo senso si sono espresse nei giorni scorsi le Chiese cristiane, in una dichiarazione congiunta sottoscritta tra gli altri da monsignor Broderick Pabillo di Manila, e dall'Associazione dei Superiori maggiori delle Filippine (Amrsp).
Alle loro voci si è aggiunta anche quella dell’Associazione nazionale per l’educazione cattolica (Ceap). In una dichiarazione l’organismo, che riunisce 1.500 istituti educativi cattolici del Paese, definisce la legge “problematica”, a causa delle numerose norme “controverse” in essa contenute. Tra queste, oltre a quelle già denunciate dai leader cristiani e dalla Amrsp, la norma che prevede la collaborazione del Dipartimento per l’educazione (DepEd) e della Commissione per l’educazione superiore (CHEd) con il nuovo Consiglio anti-terrorismo. Quest'ultima disposizione – denuncia la Ceap – darebbe ai due organismi statali il potere di ottenere informazioni confidenziali dalle scuole e di interferire nelle loro attività accademiche. Essa rappresenta quindi una seria minaccia alla libertà di insegnamento e di espressione garantite dalla Costituzione.
Di qui l’appello a Duterte a non firmare la legge: “Preghiamo che il Presidente presti attenzione alle grida del nostro popolo che sta combattendo contro la pandemia e opponga il veto a questo testo. Ascoltare le varie preoccupazioni sollevate permetterà di lavorare insieme alla stesura di una nuova legge che combatta efficacemente il terrorismo senza calpestare i diritti costituzionali”, conclude la dichiarazione.
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