Nuova Zelanda, una Giornata di preghiera per migranti e rifugiati
Isabella Piro - Città del Vaticano
“Dove sono tuo fratello o tua sorella?”: questo interrogativo, che richiama un passo della Genesi (4,9) è il tema scelto dalla Conferenza episcopale della Nuova Zelanda per celebrare, il prossimo 21 giugno, una “Giornata di preghiera per i rifugiati e i migranti”. Quest’anno in particolare, segnato dalla pandemia da Covid-19, la ricorrenza vuole esortare le comunità a riflettere sulla questione dello sfruttamento dei migranti. Di qui, il richiamo all’Esortazione apostolica di Papa Francesco “Evangelii gaudium” in cui si affronta il tema della tratta degli esseri umani e si sfida il mondo a non voltarsi dall’altra parte, bensì a “riconoscere i migranti come nostri fratelli e sorelle, perché essi fanno parte della nostra comunità”.
Migranti: superare con coraggio lo sfruttamento umano
Oggi, in particolare, migranti e rifugiati sono tra le categorie più vulnerabili colpite dall’emergenza sanitaria da coronavirus - sottolineano i presuli neozelandesi - poiché non sono riusciti ad usufruire dei sussidi stanziati dal governo per sostenere la popolazione. Una situazione drammatica che ha colpito circa un migrante su dieci, in quanto lavoratore straniero con visto temporaneo. Di qui, il richiamo dei vescovi di Auckland al fatto che il compito di superare lo sfruttamento umano richiede "coraggio, pazienza e perseveranza", ma è un compito al quale “tutti dobbiamo partecipare”.
Celebrata ogni anno, la “Giornata di preghiera per i rifugiati e i migranti” ricorre nella domenica più vicina al 20 giugno.
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