Don Tisato: tornare alla semplicità e sostenere chi si sente impaurito
Debora Donnini – Città del Vaticano
È frutto della condivisione con tanti sacerdoti della diocesi di Roma, per posta elettronica o per telefono, avvenuta durante la pandemia, il contenuto della Lettera che il Papa ha indirizzato loro alcuni giorni fa. Trentasei anni, don Davide Tisato è viceparroco a Santa Maria delle Grazie a Casal Boccone, in una delle periferie della città. Racconta di essere rimasto colpito dalla vicinanza di Francesco perchè con tutto quello che ha da fare, spiega, “abbia pensato a noi”. Ad impressionarlo anche il fatto che “proprio all'inizio ci ha comunicato quante volte ha pregato per noi sapendo la situazione che stavamo vivendo”.
Il ricordo di quei giorni
Il Papa ha chiesto di tenere viva una speranza che sia operante, per costruire una nuova normalità. “Prima di tutto ci ha chiesto di vivere questa speranza” per poi poterla testimoniare con la gioia. Concretamente, racconta don Tisato, questo ha significato essere vicini ai parrocchiani, a tante persone che stavano attraversando momenti di difficoltà, non facendoli sentire soli perché questo è stato uno dei grossi problemi di questo tempo, e mostrare che la parrocchia continuava a essere viva e presente. Una vicinanza che è stata espressa tramite le Messe trasmesse su Facebook e tramite le lezioni di Catechismo, con successivo gioco a domande su You Tube, in modo che i ragazzi potessero loro stessi intervenire in prima persona e sentirsi coinvolti. Ma anche nei momenti di vulnerabilità, come ci racconta. “Abbiamo ricevuto tante telefonate e tante persone ci chiedevano il senso di tutta questa situazione”. Don Tisato richiama alla memoria anche quando, non potendo celebrare i funerali, il feretro è stato fatto passare sul sagrato della Chiesa per un ultimo saluto, con una benedizione a distanza: anche questo è stato un segno di vicinanza nel momento più alto del dolore che è quello della perdita di un proprio caro. Poi la domenica, alle 13 solitamente venivano fatte suonare a festa le campane e tutto il quartiere veniva benedetto. Tante persone si affacciavano dai balconi e aspettavano questo momento, un modo per sentirsi vicini seppur nel distanziamento sociale.
Pieni di gioia per il ritorno della presenza dei fedeli
Di un ritorno emozionante anche per i fedeli, parla don Tisato riguardo alla ripresa delle Messe con la presenza dei parrocchiani. Perché è vero che in questi giorni di chiusura, con i sacerdoti della casa si è celebrato insieme e trasmesso in diretta le celebrazioni “però per me ritornare a celebrare con i fedeli, seppure con tutte le norme da seguire e anche tanti timori e tante paure, con le mascherine, è stato come ritornare alla prima Messa, ci ha riempito di gioia”. Un'emozione, un modo di evangelizzare, di dare una parola di speranza è stato “anche poter contagiare con la nostra gioia tante persone che venivano molto timorose e impaurite” in questo tempo difficile. Non solo, quindi, celebrare i sacramenti ma farlo con gioia.
Tornare alla semplicità dei primi cristiani
La pandemia ha reso evidente che nessuno può cavarsela da solo e che non bisogna chiudersi in una “paralizzante nostalgia” del passato ma sognare ed elaborare nuovi stili, ha ricordato il Papa nella Lettera. L’essere profeti - sottolinea don Tisato - significa prima di tutto essere chiamati ad “annunciare parole che non sono nostre e quindi ritornare veramente a una contemplazione di Dio per poter annunciare al mondo le parole di Dio”. Non è detto che tutto debba tornare a essere come prima e anche il Papa chiede di fare questo discernimento.
In questo senso il cardinale vicario De Donatis, nei giorni scorsi, ha esortato i sacerdoti a fare tre giorni di digiuno e di ritiro, ciascuno nelle proprie parrocchie proprio per capire anche quello che sta insegnando lo Spirito Santo in questo tempo e vedere come continuare “la nostra attività pastorale, la nostra presenza in mezzo a questa città, ritornando alla semplicità e alla genuinità dei primi cristiani, riscoprendo la forza dell'annuncio”. “Non c’è bisogno di tante strutture, abbiamo bisogno di ritornare al cuore dell'annuncio, al cuore del Vangelo e con questo infiammare il mondo - rimarca don Davide - ed essere veramente profeti, leggere quello che ci sta succedendo con uno sguardo che non è solamente umano ma che viene da Dio” .
Con poche persone timorose il Signore ha cambiato la storia
Forte anche l’invito del Papa nella Lettera a non avere paura e attingere questa forza dal Risorto per condividere la Buona Notizia. “E’ vero che tanti timori li possiamo avere così come li avevano anche gli apostoli nel Cenacolo, il giorno della Pentecoste, però con queste persone poche e timorose il Signore ha cambiato veramente tutta l'umanità e la storia", conclude don Tisato sottolineando l'importanza di "essere testimoni di quello che viviamo e del nostro incontro con Gesù Cristo”.
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