Sudafrica: le chiese cristiane chiedono una risposta urgente alla pandemia
Lisa Zengarini – Città del Vaticano
La crisi del coronavirus esige una risposta immediata e un profondo ripensamento della collaborazione tra gli organi dello Stato, le Chiese e tutti gli attori della società, non solo per superare l’attuale emergenza sanitaria, ma anche per affrontare le sue conseguenze sociali a lungo termine. Lo sottolinea il National Church Leaders’ Consultation (Nclc), l’organismo di consultazione dei leader cristiani del Sudafrica, in una dichiarazione firmata dal suo presidente, monsignor Sithembele Sipuka, che è anche presidente della Conferenza episcopale sudafricana (Sacbc).
Il Covid-19 mina il tessuto sociale del Paese
Il Sudafrica è il Paese più colpito del continente africano con oltre 43mila positivi e quasi mille morti, destinati a crescere con l’avanzare dell’inverno nell’emisfero australe. Questo in un tessuto sociale già fragile segnato da povertà diffusa, forti disuguaglianze e tensioni sociali e dalla diffusione di gravi patologie come l’Aids. Una situazione già evidenziata nei giorni scorsi dal Consiglio delle Chiese cristiane del Paese (Sacc) dopo l’annuncio della riapertura dei luoghi di culto il primo giugno e sulla quale richiama nuovamente l’attenzione l’Nclc. “La sfida principale che il Sudafrica deve affrontare adesso non è la questione della legalità o della razionalità (anche se questi sono principi molto importanti nella nostra democrazia costituzionale) ma quella di salvare vite umane, prendersi cura dei malati e nutrire gli affamati”, scrive monsignor Sipuka, che sottolinea l’urgenza di un’azione tempestiva in cui siano coinvolti tutti gli attori politici e sociali e dove il Governo intervenga come “facilitatore e coordinatore” e non come erogatore esclusivo di servizi.
Il grazie agli operatori sanitari
La dichiarazione esprime l’apprezzamento dei leader cristiani sudafricani per l’azione finora svolta dalle autorità, dagli operatori sanitari, dai lavoratori impiegati nei servizi essenziali, dalla maggioranza delle forze dell’ordine, ma anche dai tanti volontari e organizzazioni confessionali e non solo che si sono prodigati in queste settimane per portare aiuto alla popolazione. Al contempo, si esprime seria preoccupazione per diversi gravi problemi che stanno emergendo in queste settimane: il drammatico aumento del numero di persone prive di cibo; l’uso eccessivo della forza da parte della polizia per far rispettare il confinamento; le nuove tensioni sociali con ripercussioni anche sulle violenze domestiche; i profittatori che sfruttano la crisi sanitaria per il proprio tornaconto personale o politico.
Le priorità in tempo di pandemia
Il Nclc indica quindi quattro priorità per superare l’emergenza: prepararsi per tempo al picco della pandemia, previsto per il prossimo autunno, prendendo ad esempio quanto fatto in altri Paesi; un drastico potenziamento delle mense popolari e della distribuzione di derrate alimentari per le famiglie più vulnerabili; un sostegno alle scuole che consenta la rapida ripresa delle normali attività didattiche e, infine, la formalizzazione di accordi tra il Governo e le organizzazioni confessionali per assicurare la rapida distribuzione delle risorse aggiuntive, fornite dalla comunità internazionale, per attenuare l’impatto sanitario, economico e sociale dell’epidemia. “Senza una risposta tempestiva – si avverte nella dichiarazione - il Sudafrica rischia di perdere questa finestra di opportunità”.
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