Pizzaballa: come i discepoli nel Cenacolo, non dobbiamo tornare alla vita di prima
Tiziana Campisi - Città del Vaticano
“Dovremo accettare l’idea di un ritorno molto graduale e non uniforme (…) Probabilmente dovremo anche chiederci che tipo di normalità avremo per il futuro. Sarà ancora veramente tutto come prima?”: è la riflessione dell’amministratore apostolico del Patriarcato latino di Gerusalemme, monsignor Pierbattista Pizzaballa, che ieri ha celebrato la solennità di Pentecoste nella Basilica della Dormizione della città santa.
Testimoniare l'amore alla vita in un momento di difficoltà
Nella sua omelia il presule ha sottolineato che occorrerà tanta pazienza per comprendere cosa e come fare, ricordando che, secoli fa, anche i discepoli erano spaventati, chiusi nel Cenacolo ma che lo Spirito Santo li ha trasformati. Rivolgendosi quindi ai cristiani di Terra Santa il presule ha puntualizzato: “Siamo chiamati a testimoniare, in tutti i modi possibili, con le opere e con parole franche e libere, oltre ogni paura, l’amore alla vita in questa nostra terra dove, spesso, la vita ha poco valore e si muore per poco. Siamo invitati a essere gioiosi, senza lamentarci continuamente di tutto. Non vogliamo essere la chiesa del lamento, ma della gioia. E la gioia è anche la nostra missione”.Poi monsignor Pizzaballa ha aggiunto: “Non saremo del tutto credibili quando parleremo di dialogo, incontro, pace e riconciliazione, finché le nostre comunità continueranno a dividersi su ogni cosa, finché non sapremo perdere un po’ di noi stessi per accogliere l’altro con le sue differenze e anche con i suoi limiti, finché non ci impegneremo sinceramente in tutti i contesti per l’unità, che è il compimento della gloria di Cristo. E non saremo Chiesa di Gerusalemme se non avremo nel cuore un desiderio sincero di pace”.
Passare ad una nuova prospettiva
Monsignor Pizzaballa ha considerato che “per diverse settimane anche noi siamo stati chiusi nelle nostre case, nei nostri cenacoli. E la paura ha caratterizzato la nostra vita per molto tempo, e forse non ne siamo del tutto usciti”. E ha osservato che molte attività sono ancora chiuse, “il disorientamento per quanto accaduto caratterizza ancora il nostro parlare”, e “le fragili prospettive economiche e sociali del prossimo futuro ci preoccupano sempre di più”. Ma così come l’incontro dei discepoli con il Risorto “non ha riportato i discepoli alla loro vita precedente” bensì “ha fatto fare loro il passaggio ad una prospettiva completamente nuova”, similmente oggi lo Spirito chiede alla Chiesa di Gerusalemme “di entrare in una nuova prospettiva. Non di cercare di tornare alla stessa vita di prima”.
Con la forza del Vangelo vincere la paura
Per monsignor Pizzaballa occorre lasciarsi conquistare dalla novità di vita che lo Spirito continuamente dona, per questo ha esortato: “Siamo invitati a scrutare i nostri cuori per comprendere dove esso ci voglia guidare, a leggere i segni dei tempi, a metterci in ascolto delle istanze che sorgono dalle nostre diverse realtà di vita, a valutarle con la preghiera e alla luce della Parola di Dio”. E ha proseguito precisando che si tratta di attraversare la drammatica realtà che stiamo vivendo “con l’animo di chi ha la fiducia nella potenza della risurrezione di Cristo e per questo è disposto a rimettersi in gioco per collaborare a costruire il Regno, vincendo ogni paura, ogni solitudine, pieni di gioia”. Quindi il presule ha detto che da cosa e come ripartire, ce lo dice il Vangelo: vita, gioia, missione, perdono, pace. “Il credente (…) non evita la croce, che ci sarà sempre, ma è anche conquistato dal perdono di cui ha fatto esperienza” ha rimarcato. “Abbiamo fatto esperienza, in questi mesi, che si può vivere anche senza molte delle attività pastorali e sociali che credevamo indispensabili – ha concluso monsignor Pizzaballa –. Ora, nel riprenderle le attività, forse capiamo meglio cosa invece sia realmente indispensabile: vivere nello spirito del Risorto e testimoniarlo senza paura”.
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