In Colombia, la Chiesa condanna la violenza sulle donne e chiede giustizia
Anna Poce - Città del Vaticano
In seguito al femminicidio di tre donne, Elsy, Kelly e Ana Rosa, assassinate recentemente senza che finora ci sia stata alcuna attività investigativa da parte degli organi giudiziari, il 10 luglio scorso decine di persone, per iniziativa del Vicariato Apostolico di Puerto Inírida, capoluogo del dipartimento di Guainía, Colombia, in collaborazione con le amministrazioni dipartimentali e municipali, si sono incontrate nella piazza del Governatorato di Guainía per chiedere giustizia e per dire no alla violenza contro le donne.
Un Ufficio per sostenere le vittime di violenza
Dinanzi a questi atti di violenza, a questi "crimini che appaiono in un registro, senza che accada nulla, né che qualcuno venga portato davanti alla giustizia", e che continuano a crescere in questa città, monsignor Joselito Carreño Quiñónez, vicario apostolico di Puerto Inírida, si legge sulla pagina web dell’episcopato, ha annunciato che sarà creato l'"Ufficio del Buon Trattamento". "La Chiesa cattolica – ha affermato - alza la voce per dare voce al dolore e a tutti coloro che sono stati colpiti dalla violenza. Non possiamo rimanere indifferenti, poiché per la Chiesa ogni azione sociale, economica e politica deve diventare un asse centrale del benessere della persona e della società; per questo sarà creato l’”Ufficio del Buon Trattamento” per offrire sostegno, conforto, guarigione e solidarietà alle vittime degli innumerevoli atti di violenza che oggi colpiscono la nostra società".
L'appello alla giustizia e il rifiuto della violenza
I manifestanti hanno marciato pacificamente fino alla Procura della Repubblica, dove il presule ha invitato i vari organi investigativi a fare giustizia, a fare in modo che gli omicidi non restino impuniti, chiedendo anche di accelerare i processi e di lavorare all'identificazione dei colpevoli di questi femminicidi. Il vicario apostolico ha auspicato, dunque, che venga ascoltato il grido della comunità e venga fatta giustizia e “che questa pandemia di criminalità, che sta prendendo il sopravvento sulla nostra società, possa scomparire, perché siamo uomini e donne di pace”.
L'evento, che ha visto anche la partecipazione delle donne della Fondazione Arroyo, Mujer Guainía e Asociación Amiga, si è concluso con un minuto di silenzio in cui si è reso omaggio a Elsy, Kelly e Ana Rosa.
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