Un’Europa più giusta, equa e sostenibile: l’appello di Comece e Cec
Tiziana Campisi e Benedetta Capelli – Città del Vaticano
C’è da rafforzare l’impegno per il progetto europeo e i suoi valori comuni, al fine di rendere l'Europa più giusta, più equa e più sostenibile. È l’invito che la Commissione degli episcopati dell'Unione europea (Comece) e la Conferenza delle Chiese europee (Cec) hanno rivolto al Consiglio dell’Unione europea. Una delegazione ecumenica, riferisce un comunicato della Comece, ha incontrato ieri a Bruxelles il rappresentante permanente della Germania presso l’Ue, Michael Clauß, per discutere delle priorità della presidenza tedesca del Consiglio stesso e ha inoltre presentato un contributo congiunto che riprende le riflessioni tematiche, le proposte e le raccomandazioni politiche delle Chiese dell’Ue - anche nel contesto dell’attuale pandemia di coronavirus - sul programma della presidenza tedesca “Tutti insieme per rilanciare l'Europa”.
Prevalgano i diritti umani e la solidarietà
Comece e Cec hanno pure sottolineato la necessità che “l’Ue e i suoi Stati membri, con le Chiese e le comunità religiose, nonché gli attori della società civile, collaborino al fine di rendere l'Europa non solo più forte ma anche più innovativa, equa e sostenibile”. “Come Chiese – si legge nella dichiarazione consegnata - ci impegniamo a costruire ponti di pace e ospitalità e a promuovere una visione globale del bene comune, puntando a un’Europa umana, sociale e sostenibile, in pace all’interno dei suoi confini e con i suoi vicini, in cui prevalgano i diritti umani e la solidarietà”. L’incontro è stato un primo passo preparatorio all'appuntamento di Berlino del 27 ottobre, quando le Chiese d’Europa si confronteranno con il ministro aggiunto incaricato degli affari europei del Ministero federale tedesco degli Affari Esteri, Michael Roth. In questi mesi, intanto, Comece e Cec proseguiranno il loro impegno con la nuova presidenza dell’Ue.
Un appello per rilanciare l’Europa
La delegazione ecumenica era composta da fra Manuel Enrique Barrios Prieto, segretario generale della Comece, da Lena Kumlin, consigliere senior in politica europea della Cec, distaccata dalla Chiesa evangelica luterana della Finlandia, da Friederike Ladenburger, consulente legale della Comece per l’Etica, la Ricerca e la Salute, e da Katrin Hatzinger, direttrice dell'ufficio di Bruxelles della Chiesa protestante in Germania (Ekd). Proprio il segretario della Comece, a Vatican News, si sofferma sull’importanza di lanciare un appello comune:
R. - Lanciare un appello comune per l'Europa più giusta, equa e solidale, in questo momento di pandemia ha un valore importante. E’ un segno prima di tutto dell’unità delle Chiese in Europa, della Chiesa cattolica rappresentata dalla Commissione delle conferenze episcopali, dell'Unione Europea, la Comece, e delle Chiese cristiane non cattoliche presenti in Europa rappresentate dalla Cec, quindi già di per sé è un appello che i cristiani d'Europa fanno insieme alle istituzioni europee, richiamando i valori nazionali dell'Unione Europea. Siamo in un momento difficile, un momento in cui a volte prevale la paura, la chiusura e prevale il proteggere ciò che è nostro senza rendersi conto che il progetto europeo nasce proprio dalla coscienza che solo uniti si vince, che solo uniti si è più forti e si riesce a superare le difficoltà, uniti si riesce a creare un progetto di pace, un progetto di benessere e un progetto di giustizia.
L’incontro con la presidenza tedesca, il ribadire le vostre proposte, le riflessioni e le raccomandazioni delle Chiese, quali esiti ha avuto?
R. – E’ stato un incontro molto cordiale, molto aperto, molto sincero e di questo veramente ringraziamo l’ambasciatore tedesco per la sincerità anche nel dire le problematiche presenti in questa presidenza, a causa della pandemia, la difficoltà di fare riunioni, la difficoltà anche di portare avanti delle proposte in un progetto di recupero dell'Europa che sarà difficile. Di tutto questo si è parlato, noi come Chiesa abbiamo presentato le nostre proposte ma anche ascoltato le difficoltà e le preoccupazioni della Presidenza tedesca.
Proprio in questi anni in Europa sono cresciute le polarizzazioni, l’individuare nel migrante un nemico, nelle diversità una difficoltà e non opportunità. Come rilanciare i valori fondanti del Vecchio Continente?
R. – L’Europa è in questo momento in una situazione difficile, di polarizzazioni, di diverse sensibilità, di diverse posizioni su temi importanti. Ci sono temi importanti come il tema delle migrazioni, il tema che ci preoccupa abbastanza è proprio la ripartenza che deve essere sostenibile, che tenga conto delle nuove generazioni, delle persone più povere, che nessuno resti indietro. E’ un momento per l'Europa difficile, è un momento di crisi e, come spesso diciamo, le crisi sono anche un’opportunità per crescere, per rinsaldare quei valori che sono i valori dell'Europa e che la rendono grande: la democrazia, lo stato di diritto, la cura per la vita soprattutto del più debole, l'apertura al mondo, la pace, la solidarietà. Ma è un contributo che l’Europa può dare a tutto il mondo in questo momento difficile.
Papa Francesco ha più volte evidenziato la stanchezza dell’Europa, i suoi egoismi, esortando alla solidarietà. Sulla stessa linea, ieri, il ministro dell'Interno tedesco Horst Seehofer, che aveva ricordato come l'Unione Europea sia “anche una comunità di valori e tutti i paesi Ue devono mostrare solidarietà". Nel lavoro che svolgete, sentite che la voce del Papa è ascoltata e sta generando frutti?
R. – Io credo che la voce del Papa sia ora tra le voci più autorevoli a livello mondiale in tutti i temi che sono cari al Santo Padre. Ci sono dei temi che, anche a livello europeo, risuonano molto per esempio il tema della cura del Creato, il tema della cura per la nostra casa comune. Questo è importantissimo e qui veramente dobbiamo fare un lavoro insieme, non soltanto i credenti ma anche con le persone di buona volontà perché il recupero dell’Unione Europea tenga conto della sostenibilità, delle future generazioni con tutte le difficoltà che questo può generare. Tutte difficoltà che sono state anche riferite da noi all'ambasciatore tedesco. Per noi questi sono punti importanti: guardare ai più deboli nella nostra società, a tanti che perderanno il lavoro, a tante persone che saranno veramente toccate dalla crisi economica. E’ necessario pensare ai giovani che soffriranno le conseguenze di questa crisi, soprattutto chi si affaccerà al mondo del lavoro. Poi c’è il tema delle migrazioni, un tema che la Chiesa tiene molto presente. E’ un momento in cui proprio come Chiesa dobbiamo far sentire la nostra voce che è anche la voce dei poveri, la voce della famiglia, la voce della difesa della vita, la voce della difesa del più debole, della giustizia. Io credo che la Chiesa qui possa dare un contributo importante, un messaggio per non cadere nella paura, nell’egoismo. Ci si salva insieme, guardando all’Europa con unità, solo insieme si riesce a superare la crisi. O vinciamo tutti o perdiamo tutti, c’è il rischio che il progetto europeo, nato dopo la Seconda guerra mondiale, faccia acqua e questo per l'umanità sarebbe una grande perdita.
(Ultimo aggiornamento 08 luglio 17.50)
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