La missione degli operatori sanitari ispirata da San Camillo de Lellis
Eugenio Bonanata – Città del Vaticano
Il lavoro degli infermieri e l’attualità della figura di San Camillo de Lellis, il patrono universale dei malati, degli operatori sanitari e degli ospedali che la Chiesa ricorda oggi 14 luglio di ogni anno. Sono i punti chiave del documentario intitolato ‘Vite in gioco - il ruolo di San Camillo de Lellis’, realizzato da Telepace in collaborazione con l’Ufficio Comunicazione della Provincia Siculo-Napoletana dei Religiosi Camilliani.
La missione
Il percorso, inserito nel calendario delle iniziative in onore del Santo, parte con le testimonianze di diversi infermieri dell’ospedale Vannini di Roma. Il tema è la quotidianità, la speranza per il futuro e soprattutto la vocazione alla base del proprio lavoro. “Questa – dicono – non è soltanto una professione, ma una vera e propria missione esercitata da persone che ogni giorno danno la propria vita per gli altri, garantendo professionalità nell’assistenza ai malati”.
Persone normali
Il Papa li ha citati più volte durante la pandemia nelle sue omelie della messa mattutina a Casa Santa Marta. L’opinione pubblica li ha definiti ‘eroi’ per l’impegno messo in campo nei mesi passati al pari di tutti gli operatori del settore sanitario e di altre categorie professionali. Gli infermieri, però, ribadiscono di non aver fatto nulla di straordinario se non il proprio dovere e ricordano di operare in prima linea tutti i giorni anche lontano dai riflettori accesi nella fase acuta dell’emergenza Covid-19.
L’impegno quotidiano
In corsia le condizioni di lavoro sono particolarmente intense, con inevitabili ripercussioni sulla vita privata. Turni serrati, comprese le notti; stress psicofisico ed emotivo; stipendi e riconoscimenti non sempre adeguati. Tuttavia, la percezione nei riguardi degli infermieri è cambiata enormemente negli ultimi tempi e anche questo spinge la categoria a guardare avanti con speranza confidando in un miglioramento del quadro complessivo.
L’ispirazione
Il documentario, della durata di una ventina di minuti, rivolge lo sguardo anche alla dimensione caritativa. E in modo particolare ricorda che l’impegno di tutti gli addetti ai lavori del settore sanitario ha una radice ben precisa. Si tratta del carisma di San Camillo il quale professava l’amore per la cura, esortando i suoi seguaci a mettere il cuore nelle mani per assistere i malati. Nel 1613 il Santo scrisse le ‘regole per servire gli infermi con ogni perfezione’, una delle prime testimonianze sulle tecniche infermieristiche attualmente conservata presso l’Archivio di Stato di Milano.
Il quarto voto
Altro punto fermo per i religiosi camilliani è il cosiddetto quarto voto voluto dal fondatore dell’ordine, che parla appunto dell’assistenza dei malati “anche con pericolo di vita”, cioè senza risparmiare la propria esistenza. “Anche senza saperlo, tutti gli operatori sanitari testimoniano questa regola”, afferma fratel Carlo Mangione, religioso camilliano e direttore generale dell’ospedale ‘Santa Maria della Pietà’ a Casoria, in provincia di Napoli.
La venerazione
Tra aneddoti sulla biografia del Santo e riflessioni di carattere spirituale, grazie al coinvolgimento di alcuni cappellani dell’ospedale San Camillo - Forlanini di Roma, il documentario affronta anche la venerazione di questa figura concentrando l’attenzione soprattutto sulla Chiesa di Santa Maria Maddalena a Roma dove sono custodite alcune reliquie di San Camillo.
Il conforto
“Questo luogo - spiega padre Gianfranco Lunardon, segretario generale dei Camilliani - è meta di tanti pellegrini: malati che vengono a portare angosce, sofferenze e speranze; persone che curano malati; fedeli che nella loro cerchia di affetti hanno qualcuno colpito non solo da malattie evidenti, ma anche di disturbi come depressione, stanchezza e frustrazione”.
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