Assisi e il Perdono a quattro anni dalla visita del Papa
Gabriella Ceraso e Fabio Colagrande - Città del Vaticano
Quattro anni fa il 4 agosto del 2016, memoria liturgica del santo Curato d'Ars, Papa Francesco era ad Assisi per una visita alla Porziuncola, in Santa Maria degli Angeli, in occasione dell’VIII Centenario del Perdono di Assisi. Un'occasione per lanciare il duplice messaggio del perdono e della misericordia.
Prima il forte invito a perdonare chi ci fa del male e ad usare quindi "la strada maestra" per arrivare in Paradiso sulle orme del poverello di Assisi:
Offrire la testimonianza della misericordia nel mondo di oggi - disse in quell'occasione dalla Porziuncola - è un compito a cui nessuno di noi può sottrarsi. Il mondo ha bisogno di perdono; troppe persone vivono rinchiuse nel rancore e covano odio, perché incapaci di perdono, rovinando la vita propria e altrui piuttosto che trovare la gioia della serenità e della pace.
E poi da parte del Papa lo straordinario fuori programma di invitare al confessionale, a conclusione della meditazione alla Porziuncola, vescovi, sacerdoti, frati e fedeli presenti, e di recarvisi lui stesso. “Anche io ci andrò – la frase di Francesco – per essere a disposizione del perdono. Ci farà bene riceverlo oggi, qui, insieme”. “Il Signore ci dia la grazia di dire quella parola con cui il Padre non ci lascia finire”, ha proseguito il Papa, facendo riferimento alla sua parabola evangelica preferita: quella del figliol prodigo: “Padre ho peccato… Il padre gli ha toccato la bocca e lo ha abbracciato”. “Ma, padre, ho paura di fare lo stesso”, la possibile obiezione: “Torna!”, la risposta del Pontefice. “Il padre sempre guarda la strada in attesa che torni il figliol prodigo. E tutti noi lo siamo. Che il Signore ci dia questa grazia”.
Ma oggi come si vive alla Porziuncola, a quattro anni di distanza da quell'invito, il Perdono? Fabio Colagrande ne ha parlato con monsignor Vittorio Viola, vescovo di Tortona, che il 29 luglio ha introdotto, con una serie di meditazioni, il Triduo in preparazione al Perdono, e poi il 2 agosto ha presieduto la solenne celebrazione del mattino:
R. - Come sempre è stata una grande festa, anche se condizionata dall'osservanza delle precauzioni sanitarie. La partecipazione comunque è stata significativa e il clima era un clima di festa tipico di questo giorno. Usando le parole del Papa "è stata un'esperienza di Paradiso" . San Francesco ha annunciato l'indulgenza dicendo :"Voglio portarvi tutti in Paradiso", perché è dal perdono che nasce proprio questa festa della conciliazione che riempie il cuore dell'uomo ed è ciò che il cuore dell'uomo cerca, a volte non sapendolo.
Perché i pellegrini continuano a partecipare e a venire ad Assisi per questa festa anche in condizioni difficili come quelle di quest'anno?
R. - E' forse anche a motivo delle fatiche di questi mesi, perché il cuore dell'uomo cerca, consapevolmente o inconsapevolmente, Dio. Il peccato, ce lo ha ricordato bene Papa Francesco nella Laudato Si', rovina la relazione con Dio, con il creato e con i fratelli. La riconciliazione, che è il frutto della Pasqua, ci restituisce una pienezza di relazione con Dio restituendoci il volto del Padre, che il peccato ci ha fatto dimenticare, con i fratelli e con il creato. Il cuore dell'uomo ha bisogno di questo, è in cerca di questo, a volte in modo anche disordinato, ma la festa del Perdono è una risposta a questo bisogno fondamentale del cuore dell'uomo.
Monsignor Viola, la sua diocesi, quella di Tortona, è una diocesi particolare perché ha parrocchie in Liguria, ma anche in Piemonte e in Lombardia. Avete quindi vissuto in maniera piena, la crisi della pandemia con tutte le sue conseguenze. Quali sono state le più grandi difficoltà che lei ha vissuto come pastore?
R. - Come pastore, proprio quella di riuscire a tenere insieme il gregge, perché in questa chiusura che ci ha anche un po' isolato, era importante non perdere il senso di comunità. Paradossalmente, questo termine "distanziamento sociale" secondo me è un po' infelice: dopo che abbiamo sempre cercato di lavorare per un'inclusione sociale, (nonostante ndr) questo distanziamento - necessario per i motivi che sappiamo, e forse dovremmo anche essere più attenti ancora in questi mesi - dovevamo però custodire il fatto che siamo comunità. La fatica più grande come pastore è stata quella di riuscire, insieme ai sacerdoti, a dare occasioni, attraverso vari mezzi - anche quelli della comunicazione - per poter vivere "l'essere comunità". Chiaramente, poi, anche riuscire a dare quelle risposte, che il Vangelo ci fornisce, a quelle domande fondamentali che dicevo prima.
Papa Francesco nel 2016 visitò Santa Maria degli Angeli, proprio in occasione dell'ottavo centenario del perdono di Assisi, e ricordò che il perdono di cui San Francesco si è fatto canale alla Porziuncola, continua a generare Paradiso. Qual era l'obiettivo di San Francesco quando compì quel gesto?
R. - Mi colpisce sempre il fatto che quando Francesco entra in Porziuncola e ha questa visione della Vergine Maria e del Signore, la Vergine lo invita a chiedere al Signore, ad esprimere un desiderio. Ciò che Francesco esprime non è qualcosa per sé o per i frati, che avevano cominciato a camminare insieme a lui e dietro a lui, ma pensa a qualcosa per noi. Francesco è un uomo libero, è totalmente espropriato da tutto e quindi si sente talmente libero da pensare a qualcosa per noi. Il suo desiderio era che tutti potessero fare - entrando in Porziuncola pentiti del loro peccato - l'esperienza che lui aveva fatto: la certezza di essere stato perdonato da Dio. In fondo, è quanto dice Paolo quando scrive che Dio vuole che tutti gli uomini si salvino e giungano alla piena conoscenza della verità, che è il desiderio di Dio su di noi. Una piena riconciliazione in Cristo che ci dà la possibilità di quella vita nuova che il cuore dell'uomo desidera.
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