Bolivia, vescovi pronti alla mediazione per la crisi del Paese
Isabella Piro - Città del Vaticano
“Il diritto alla vita e alla salute”: si intitola così la dichiarazione diffusa il 10 agosto dalla Conferenza episcopale della Bolivia (Ceb), di fronte ai “gravi conflitti sociali e alla crisi sanitaria” che si vivono nel Paese. "Nessuno cerchi il proprio bene, ma il bene del prossimo", scrivono i vescovi, ribandendo la loro volontà di “facilitare il dialogo ovunque sia necessario” e invitando tutti a “riflettere su quanto sta accadendo e ad agire di conseguenza”. “La vita degli esseri umani è un valore assoluto, che non dovrebbe mai essere utilizzato per raggiungere altri obiettivi – si legge nella dichiarazione - Chiunque, per raggiungere uno scopo che non ha mai lo stesso valore di una vita umana, metta in pericolo l’esistenza delle persone, compie un atto criminale e disumano, poiché può portare alla morte di altri esseri umani”. Pertanto, la Ceb definisce “irrazionale e immorale usare la pandemia per destabilizzare le istituzioni del Paese”.
Mettere fine ad atteggiamenti violenti e puntare al dialogo
Un appello specifico viene poi rivolto ai leader sindacali, affinché “mettano da parte gli atteggiamenti violenti e accettino un dialogo sereno che porti a soluzioni” concrete. “Non mettete in pericolo la salute e la vita dei boliviani, voi stessi e le vostre famiglie – raccomandano i presuli – ponendovi al servizio di slogan politici nel bel mezzo di un aumento accelerato dei contagi da coronavirus e della morte di tanti connazionali”, che aggrava “la già difficile situazione economica in cui viviamo”. La Ceb si dice, inoltre, “preoccupata per la violenza che sta peggiorando nel Paese e che mette in pericolo la sicurezza e la vita della popolazione”. “L’odio non è la soluzione a nessun problema – sottolineano i vescovi – Condanniamo ogni forma di violenza, da qualunque parte provenga, perché porta alla perdita di vite umane e ci pone in una spirale infinita che genera ulteriori conflitti”.
Rispetto dei poteri e appello alla solidarietà
Quanto alle elezioni, la Chiesa boliviana ricorda che spetta al Tribunale Supremo Elettorale (Tse) fissarne la data, in base “al principio dell’imparzialità”. “Chiediamo il rispetto della separazione dei poteri, fondamentale per una sana democrazia”, scrive la Ceb. E ancora: preoccupazione viene espressa per “la mancanza di soluzioni efficaci alla crisi sanitaria allarmante che stiamo vivendo e che sta portando a contagi incontrollati, carenza di cure nei presidi ospedalieri e perdita di molte vite umane”. La nota episcopale si conclude, quindi, con un appello “alla solidarietà e alla speranza”, affinché “lo scoraggiamento e la paura non prendano il sopravvento”. “La prudenza guidi le nostre azioni – concludono i presuli – La fede in Dio, Colui che non ci abbandona, ci aiuti ad agire nella ricerca del bene comune”.
In Bolivia, il Covid-19 ha fatto registrare oltre 91mila casi positivi e più di 3mila morti. In questo contesto, le elezioni generali previste per il 6 settembre sono state rinviate al 18 ottobre, per evitare la diffusione di ulteriori contagi. Nel frattempo, i Movimenti sociali (Mas) sono scesi in piazza in segno di protesta, mettendo in atto numerosi blocchi stradali. E proprio ieri, l’ex presidente del Paese, Evo Morales, dall’Argentina in cui si trova in esilio, si è dichiarato a favore di un accordo tra i Mas ed il Tse per fissare la data delle votazioni, sotto la garanzia dell’Onu.
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