La Comunità di Taizé ricorda frère Roger Schutz a 15 anni dalla morte
Elvira Ragosta – Città del Vaticano
Il 16 agosto del 2005 veniva ucciso da una squilibrata frère Roger Schutz, fondatore della Comunità ecumenica di Taizé. Un evento tragico, che avvenne nel corso di una normale preghiera serale. A 15 anni dalla sua morte, il ricordo di frère Roger da parte della sua comunità è caratterizzato dall’eredità spirituale e dall’esempio che il fondatore di Taizé ha lasciato ai fratelli e a quanti, giovani e non, partecipano ogni anno agli incontri organizzati nel villaggio della Borgogna francese. Nell’intervista a Vatican News, fratel Charles-Eugène, racconta anche di come la comunità sta proseguendo le attività, pur nelle restrizioni imposte dalla pandemia di coronavirus, e di come le moderne tecnologie digitali consentano ai giovani che fisicamente non possono recarsi a Taizé di incontrarsi on line, pregare e confrontarsi.
R. - Frère Roger è stato innanzitutto un uomo di comunione, un uomo che ha desiderato creare la pace e la riconciliazione attorno a sé, più attraverso la propria vita che attraverso tante parole, e credo che noi stiamo continuiamo su questo cammino, vorremmo continuare su questo cammino.
In questi anni la Comunità come ha portato avanti e l'esempio di frère Roger?
R. – Lui a volte ci diceva “Noi vorremmo non far vedere noi stessi ma, come Giovanni Battista, far vedere Cristo” e credo che continuiamo su questo cammino, accogliendo tanti giovani e provando a far vedere loro il cammino di Cristo.
In tempo di pandemia, come sono cambiate le attività della Comunità di Taizé?
R. – I giovani sono meno numerosi quest’estate. Abbiamo dovuto chiudere all’accoglienza per alcuni mesi, il che ha creato anche un problema economico per noi, perché viviamo del nostro lavoro, di quel che produciamo e vendiamo a Taizé. L'accoglienza è cominciata di nuovo a Pentecoste, ma ovviamente era un po' tardi per i giovani organizzarsi per venire, quindi sono meno numerosi. E comunque possiamo ricevere meno persone nella chiesa per la necessità della distanza fisica, quindi sono 500-600 ogni settimana, invece di 3 o 4000mila come gli altri anni, ma facciamo lo stesso programma rispetto a prima.
I social sono stati uno strumento importante per superare gli ostacoli del distanziamento sociale…
R. – Sì, certamente. A Pentecoste, ad esempio abbiamo provato per la prima volta a fare un incontro simultaneamente a Taizé, con i giovani che erano presenti, e on line, dando la possibilità a dei giovani di tutto il mondo di partecipare, di seguire le preghiere, di seguire le introduzioni bibliche e anche di partecipare a dei piccoli gruppi tra di loro.
E grazie alla tecnologia dal 28 al 30 agosto si terrà un'iniziativa on-line dal tema “Sempre in cammino mai sradicati”. Come si svolgerà?
R. – Si svolgerà un po’ sul modello che abbiamo sperimentato a Pentecoste, si potrà seguire la preghiera comune, che è momento essenziale della nostra vita e degli incontri dei giovani, quindi in video si potrà vedere la preghiera e poi ci saranno delle introduzioni bibliche e dei momenti di riflessione su temi particolari e poi la possibilità di fare delle domande, di partecipare anche attraverso le domande, affinché si apra un dialogo.
A causa del Covid-19 l'incontro dei giovani previsto a Torino per fine dicembre è stato rimandato di un anno…
R. – Sì, abbiamo dovuto prendere questa decisione in comune con le chiese di Torino, perché ovviamente non si poteva immaginare un incontro di 20mila giovani provenienti da tutta Europa in questo momento di incertezza. Un incontro europeo implica anche che le famiglie di Torino e della zona di Torino ospitino i giovani nelle loro case e tutte queste cose erano troppo difficili da immaginare per quest'anno. Quindi abbiamo deciso di rimandare l'incontro all'anno prossimo. Ma faremo un incontro europeo a Taizé, ovviamente con meno giovani e in collegamento internet con tutti i giovani di tutta Europa che vorranno partecipare. Poi, alla fine, quando i giovani ripartiranno da Taizè verso il loro Paese, uno o due fratelli di noi andranno con loro per fare in ogni Paese una preghiera, così si creerà uno spirito di unità, nonostante l'impossibilità di essere tutti assieme.
Tornando a frère Roger, come lo ricorderete nel giorno del quindicesimo anniversario della sua scomparsa?
R. - In un modo molto semplice, nello spirito che lui avrebbe desiderato. Durante la preghiera della sera il priore, frère Aloise, farà una preghiera di azione di Grazia per la sua vita, poi metteremo nel coro della chiesa un'icona che frère Roger amava tanto, che chiamava icona dell'amicizia. E’ una vecchia icona copta, d’Egitto, che rappresenta Cristo che cammina con una persona, con un suo amico. Frère Rogere vedeva in questa icona il fatto che Gesù accompagna ognuno di noi come nostro amico. Un'icona che vedere mostra un incontro, un cammino comune con Gesù molto da vicino.
Preghiera, incontro, condivisione, scambio culturale sono le caratteristiche delle settimane di Taizé. Come si sono sviluppate nel corso di questi 15 anni?
R. - Con una grande continuità. Gli incontri si svolgono con gli stessi temi, ma in un senso approfondito, e una questione è diventata più importante: quella dell’ecologia, perché giovani di oggi sono molto più sensibili rispetto a prima sull’urgenza provocata dal cambiamento climatico, quindi sono molto più preoccupati e noi proviamo ad approfondire questa questione, tra le altre che affrontiamo con loro.
A questo proposito, frère Charles-Eugène, nel quinto anniversario della Laudato Sì, la Comunità di Taizé ha organizzato anche una mostra dedicata all’Enciclica di Papa Francesco. Ce ne vuol parlare?
R. - Sì. Rileggiamo l’Enciclica tra di noi, per restare molto coscienti su tutte le questioni che il Papa pone. Poi c'è un'esposizione attorno alla chiesa per aiutare i giovani e gli adulti che passano per Taizé a riflettere su questi temi e sull’urgenza di questi temi.
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