Duterte avvia il Comitato studi sull' energia nucleare: preoccupazione dei vescovi
Isabella Piro - Città del Vaticano
Un Comitato governativo di studio sull’energia nucleare è stato istituito, il 24 luglio, dal presidente delle Filippine, Rodrigo Duterte, con l’obiettivo trovare una nuova fonte energetica per il Paese, in risponda alla crescente domanda di elettricità sul suolo nazionale. Immediata la risposta della Chiesa cattolica locale che esprime la sua preoccupazione e perplessità per il progetto. A parlare, soprattutto, è Monsignor Ruperto Santos, vescovo di Balanga, nel cui territorio si trova una centrale nucleare in disuso, quella di Bataan. Il presule chiede che lo studio governativo di fattibilità sia eseguito “con trasparenza” affinché non risulti essere “di parte”; soprattutto, il vescovo auspica che esso faccia realmente luce sulle condizioni di sicurezza necessarie per il nucleare. Già in passato, infatti, Monsignor Santos aveva messo in guardia contro i rischi derivanti da tali fonti di energia, soprattutto a Bataan, area in cui è presente anche un vulcano attivo. Di qui, l’invito del vescovo al governo a "tenere in considerazione la vita e il futuro della nostra gente e l'ambiente, piuttosto che il profitto e la convenienza materiale".
Sulla stessa linea anche Monsignor Gerardo Alminaza, vescovo di San Carlos, che già nei mesi scorsi aveva sottolineato i rischi legati al nucleare e “ai quali le Filippine non hanno alcun bisogno di esporsi”. Completata agli inizi degli anni ‘80, per volere dell’allora presidente Marcos, la centrale nucleare di Bataan è costata quasi tre miliardi di dollari ed è stata realizzata dall’impresa statunitense “Westinghouse”. La struttura non è mai stata utilizzata; tuttavia si è costantemente provveduto alla sua manutenzione.
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