Ucraina: consacrata la prima chiesa dedicata a San Giovanni Bosco
Isabella Piro - Città del Vaticano
La consacrazione è stata presieduta dal Vescovo-coadiutore dell’Eparchia di Sambir-Drogobych della Chiesa Ucraina Greco-Cattolica, Grygoriy Komar”. Evidente la gioia della Congregazione: “È un evento molto significativo – spiegano i salesiani in unanota – e ne siamo contenti perché, in tal modo, la pedagogia di Don Bosco ed il suo sistema preventivo dell’educazione dei giovani si diffonderanno maggiormente anche nella società ucraina. Ciò implica che il Paese desidera un futuro dignitoso per i bambini ed i giovani”. La nuova chiesa si trova a Korostiv, nella Provincia di Scole, in Ucraina occidentale, ed è stata costruita accanto al Centro salesiano “Domenico Savio”, solitamente riservato agli esercizi spirituali.
L’Ucraina e il santo piemontese
Alla cerimonia di consacrazione hanno preso parte, oltre ai salesiani dell’Ucraina, anche i rappresentanti delle autorità civili e la popolazione locale. “Purtroppo – concludono i religiosi eredi di Don Bosco – a causa della pandemia da coronavirus, abbiamo dovuto limitare i festeggiamenti”. Tuttavia, è stato preparato un opuscolo informativo sulla vita e la missione del Santo piemontese, affinché il suo carisma sia “sempre più conosciuto” in Ucraina. Da sottolineare che durante l’emergenza sanitaria da Covid-19, la Visitatoria salesiana dell’Ucraina ha promosso diversi progetti sociali per rafforzare le misure anti-contagio e la prevenzione dal virus. In particolare, a Leopoli, la Parrocchia di Maria Ausiliatrice e il Centro giovanile salesiano hanno avviato la produzione di mascherine protettive e di lenzuola da donare all’Ospedale comunale e ad altri nosocomi fuori città. Inoltre, sono stati distribuiti numerosi pacchi alimentari alle persone più bisognose, povere e sole. Nel periodo pasquale, poi, il panificio sociale della Congregazione ha preparato i tradizionali dolci a forma di colomba da destinare ai militari in servizio nell’Ucraina dell’est. Infine, i giovani sono stati supportati attraverso gli “oratori on line” che, sui social network, hanno permesso una costante attività pastorale.
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