Zimbabwe, solidarietà ecumenica alla Chiesa e al popolo
Tiziana Campisi - Città del Vaticano
"Siamo profondamente preoccupati per le circostanze che vi addolorano. Esprimiamo la nostra solidarietà a tutto il popolo dello Zimbabwe che desidera il riconoscimento dei propri diritti umani, giustizia, sicurezza e stabilità economica”: lo scrivono in lettera pastorale ecumenica allo Zimbabwe il Consiglio Mondiale delle Chiese (WCC), la Federazione Luterana Mondial (LWF), la Comunione Mondiale delle Chiese Riformate (WCRC) e il Consiglio Mondiale Metodista (WMC) facendo riferimento al malcontento seguito alla crisi economica e sanitaria, alle proteste che ne sono scaturite, alla dura repressione del governo e alle critiche rivolte ai vescovi cattolici che l’hanno definita deplorevole. Nella missiva viene sottolineato che in tanti nel Paese hanno scarsi mezzi di sussistenza, che circa la metà dell’intera popolazione affronta la fame e i tassi di disoccupazione sono alti, e infine che la corruzione e l’insicurezza peggiorano la situazione. A ciò si aggiunge la pandemia di Covid-19 che ha aggravato le sfide economiche e ha indebolito i già fragili sistemi della sanità pubblica e dell’istruzione.
Corruzione e fallimento della tutela dei diritti
“Pur comprendendo la gravità delle sfide poste dalla pandemia, riconosciamo anche che le cause profonde della corruzione e del fallimento di lunga data della difesa dei diritti umani risiedono in strutture di governance fallite” affermano i firmatari della lettera, il prof. Ioan Sauca, segretario generale ad interim del WCC, il reverendo Martin Junge, segretario generale della LWF, il reverendo Chris Ferguson, segretario generale del WCRC, e monsignor Ivan Abrahams, segretario generale del WMC, che condannano “il crescente uso della forza, della violenza e dell’intimidazione verso quanti protestano contro questi fallimenti, prendendo di mira in particolare coloro che si ritiene si oppongano all’attuale governo”. “Siamo particolarmente preoccupati per il maltrattamento di attivisti politici e altri sostenitori dei diritti umani - proseguono -. Condanniamo fermamente gli abusi sessuali e la violenza contro le donne attiviste. Troviamo inaccettabile l’incarcerazione di giornalisti e leader politici”.
Solidarietà al grido della giustizia
La lettera plaude poi al ministero delle Chiese nel Paese al fianco dei più vulnerabili auspicando che le stesse possano continuare a far sentire la loro voce per i più indifesi. “Crediamo che il Dio della vita ci chiami ad agire per la giustizia nei confronti degli oppressi - concludono i leader religiosi -. Assicuriamo la nostra solidarietà mentre sosteniamo il vostro grido per la giustizia, la dignità e la difesa dei diritti umani”. Infine la lettera garantisce le “continue preghiere della famiglia cristiana globale” e invita a rimanere saldi nella fede.
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