Cambogia, la Chiesa gioisce per la ripresa delle celebrazioni
Federico Piana - Città del Vaticano
Poter tornare a celebrare la santa messa insieme ai fedeli dopo sei mesi di blocco imposto dalla pandemia, per la piccola chiesa della Cambogia è molto più di una buona notizia: è una grazia. Nel Paese asiatico i cattolici si possono davvero contare sulla punta delle dita di una mano: su quasi sedici milioni di abitanti, sono poco più di venti mila. “Basti pensare che le comunità più grandi che si riuniscono la domenica per l’eucarestia sono composte al massimo da sessanta persone; quelle più modeste nei numeri anche da dieci” dice padre Gianluca Tavola, missionario del PIME e parroco del settore pastorale di Kampot-Kep, due provincie all’estremo sud, quasi al confine col Vietnam.
Grande gioia in una piccola Chiesa
Il sentimento della realtà ecclesiale cambogiana per la riapertura pubblica delle celebrazioni è inversamente proporzionale alla sua consistenza:” Siamo stracolmi di gioia, vorremmo fare una grande festa – afferma il missionario – ma ora non è possibile: dobbiamo ancora rispettare delle regole sanitarie, delle limitazioni”. La memoria torna a quel 16 marzo scorso quando una circolare governativa vietava tutti gli incontri, anche quelli religiosi. “E’ stato da questo punto in poi che, in accordo con il Vicariato Apostolico di Phnom-Penh, abbiamo deciso di trasmettere on line, ogni giorno, la santa messa ed il rosario. Per la Settimana Santa abbiamo prodotto anche un libro delle celebrazioni, in modo tale che le persone da casa potessero seguire”. Sicuramente un periodo duro, ma che ha permesso ai sacerdoti di raggiungere fedeli lontani, che altrimenti non sarebbero mai entrati in contatto con loro. “Con i social – conferma padre Gianluca Tavola – abbiamo anche recuperato quanti avevano smarrito la strada e si erano allontanati dalla Chiesa”.
Una comunità attiva e fervente
Le comunità seguite da padre Tavola sono relativamente nuove, nascono da conversioni recenti. Un frutto prezioso del lavoro apostolico costante e faticoso, che sta aumentando di anno in anno. “Siamo molto attivi – afferma -. Quando qualcuno mi chiede se noi lavoriamo anche con persone non cristiane, rispondo: "Se dovessimo lavorare solo con i cristiani non ci sarebbe nulla da fare”. Due sono gli ambiti nei quali la Chiesa cambogiana investe particolarmente le proprie energie: la salute e l’istruzione. Il missionario spiega che “nel Paese, il sistema sanitario è completamente a pagamento: per questo noi aiutiamo gratuitamente tutti i malati. L’insegnamento, poi, è l’altro fiore all’occhiello: in tutte le nostre comunità ci sono scuole e molto spesso apriamo anche delle biblioteche nei villaggi per invitare i bambini a leggere. Crediamo che l’educazione sia la strada giusta per dare un futuro a questa gente”.
Penetrazione del Vangelo, sfida futura
C’è una sfida, imponente, che nei prossimi decenni impegnerà la Chiesa locale. Padre Gianluca Tavola la sintetizza così:” E’ la penetrazione del Vangelo nella cultura Khmer. I Khmer hanno un’identità di gruppo molto forte: sono legati ad un mondo totalmente buddista dalle tradizioni molto accentuate. Quindi il Vangelo spesso fa fatica a penetrare, anche se certamente attrae e converte, ma rimane sulla superfice, non contagia né i valori, né la vita. Questa è la nostra sfida, il motivo che ci spinge a spendere qui la nostra esistenza”.
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