Disabilità. In Calabria nasce il Polifunzionale: "luogo di vita"
Emanuela Campanile - Città del Vaticano
Il Polifunzionale della disabilità "non è una risposta ad un problema" e non guarda alle persone con disabilità come ad "un oggetto da riaggiustare". È invece espressione di accoglienza del singolo in una realtà intesa "come luogo di vita". Lo spiega suor Veronica Donatello - responsabile del Servizio nazionale della Cei per la pastorale delle persone con disabilità - che ha partecipato all'inaugurazione del Polifunzionale della disabilità di Castrovillari in Calabria. Il centro è stato inaugurato sabato 26 settembre, presenti le autorità religiose, civili e militari. Il saluto del vescovo di Cassano all’Jonio, monsignor Francesco Savino e la Messa presieduta dal nunzio apostolico in Italia, monsignor Emil Paul Tscherrig. Poi, la cerimonia del taglio del nastro. La struttura nasce in un territorio "dove non c'era nulla" ma che dimostra come sia possibile testimoniare che "solo insieme ci si salva":
R. - Era un centro abbandonato, un ex seminario. È stato bello vedere contente molte persone con disabilità insieme alle loro stesse famiglie, perché non si sono sentite sole all'interno di un cammino, quindi ho in mente i loro volti. Poi c'erano anche i rappresentanti del mondo politico e anche loro sono rimasti sorpresi dal tipo di lavoro, perché è stato fatto con qualità e professionalità: la scelta di fondo è stata di non lavorare solo sull'aspetto riabilitativo e medico, ma su tutto l'essere persona. C'è, quindi, una delle sfide più grandi che è accompagnare tutto l'uomo e cioè vuol dire che l'altro è visto come persona e non come oggetto da "riaggiustare" o come paziente. Giovani, adulti, anziani con disabilità... ecco, questo è il mondo che prenderanno in carico.
La presenza di un centro polifunzionale che cosa può rappresentare per un territorio?
R. - Sicuramente in una terra come la Calabria può rappresentare due aspetti grandi. Uno è l'ascolto del grido delle persone con disabilità. Il secondo è la risposta grande al territorio e cioè che tu puoi trovare vita anche dove vivi. Intendo, in quel luogo non c'era nulla, non c'è mai stata una risposta del genere, sicuramente credo che diventi una presenza come luogo di vita.
Papa Francesco ci ricorda spesso che da questa crisi mondiale o si uscirà migliori o non si uscirà... possiamo applicare questa visione anche alle nostre comunità, per quanto piccole?
R. - Certo! Questo centro si chiama Casa della Divina Misericordia, perché Dio ha avuto misericordia. Uno dei documenti di questo tempo dice che per una comunità accogliere una persona con disabilità rappresenta un'opportunità per diventare generativa. Veramente non ci si salva da soli e non c'è vita da soli. Credo che in questo centro ci saranno insieme più attori, più volti, più gente e solo questo sarà la risposta e la sfida: solo insieme ci si salva.
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