Kenya. I vescovi al governo: chiudere le cliniche che praticano l'aborto
Isabella Piro - Città del Vaticano
In una dichiarazione riportata sul sito web dell’Amecea (Associazione dei membri delle Conferenze episcopali dell'Africa orientale), i presuli definiscono l’interruzione volontaria di gravidanza come “un male” ed esprimono la loro preoccupazione sul progetto di legge riguardante la salute riproduttiva la cui intenzione primaria, anche se nascosta – affermano – è quella di “introdurre nel Paese l’aborto su richiesta”.
No a legiferare per uccidere
“Non possiamo pretendere che Dio sia con noi – scrive la Chiesa cattolica del Kenya – quando stiamo permettendo che il male di alcuni porti a legiferare per uccidere i nostri figli prima ancora che nascano”. La Kccb fa notare, inoltre, come l’autorizzazione all’aborto vada contro i principî sanciti dalla Costituzione nazionale: il Paese, infatti, “crede nella santità della vita e nella dignità umana” ed è quindi “estremamente preoccupante che ad alcuni organismi sia consentito di propagare ideologie che degradano quella stessa dignità in nome della libertà di scelta”.
Le responsabilità delle famiglie
Rivolgendosi, poi, ai genitori, i presuli li esortano a “ricordare la loro responsabilità primaria, ovvero quella di trasmettere ai propri figli i sani principî etici, dedicando loro tempo sufficiente”. "La genitorialità – si legge nella dichiarazione - è il più grande investimento che un genitore possa fare e richiede abilità, sforzo, impegno e pazienza”. È “dovere morale” delle famiglie, dunque, “assumersi la piena responsabilità dell'educazione dei figli nelle virtù e nell’etica, specialmente per quanto riguarda l'educazione sessuale". Infine, i presuli hanno condannato “l’aggressiva agenda contro la famiglia” e “l’ideologia di genere” diffuse nel Paese da alcune organizzazioni e che – conclude la Kccb – “sono contrarie agli insegnamenti del Vangelo”.
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