LearninGod: il Videocatechismo sul web, sfida per l’immaginazione
Alessandro Di Bussolo – Città del Vaticano
“Uno dei gravi problemi della fede, per Papa Francesco, sta nel fatto che non possiamo ‘immaginare’ le verità che crediamo: ci mancano immagini potenti. Ed è anche per questo che ama la ‘pietà popolare’: una riserva aurifera di figure forti e ben innestate nell’immaginario collettivo di un popolo”. Il gesuita padre Antonio Spadaro, direttore de “La Civiltà Cattolica”, che per primo intervistò il Pontefice nell’estate 2013, è convinto che la capacità immaginifica della Parola, a volte, “rischia di essere mortificata dall’austerità o dalla eccessiva verbosità del concetto astratto”. Ecco che per padre Spadaro un’opera come il Videocatechismo della Chiesa Cattolica di Gjon Kolndrekaj, che traduce in un film di 25 ore e 46 episodi le oltre mille pagine del Catechismo approvato da san Giovanni Paolo II nel 1997, è coraggiosa perché accetta la sfida di “utilizzare la potenza delle immagini per accendere l’immaginazione collettiva” e salvare così la Parola dalle troppe parole nelle quali siamo immersi, e infine dal rischio della noia.
Un'opera unica: coinvolte 60 mila persone in 70 Paesi
L’intervento del direttore de “La Civiltà Cattolica” ha arricchito la presentazione, alla 77.ma Mostra internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, della Piattaforma digitale “LearninGod”, che offrirà al grande pubblico, on demand sul web, contenuti religiosi, artistici e culturali ispirati al messaggio del sacro universale. Punta di diamante sarà proprio il Videocatechismo, realizzato dalla Società CrossInMedia, con il patrocinio del Pontificio Consiglio per la Nuova Evangelizzazione, sui testi della Libreria Editrice Vaticana. Un’opera artistica unica, che ha richiesto 5 anni di lavorazione, la partecipazione di 60 mila persone in 70 Paesi del mondo, che aiuta a scoprire i contenuti della fede professata, celebrata, vissuta e pregata, rivolta a tutti gli uomini del nostro tempo.
Dalla bambina che sarà Madre Teresa a Matteo Ricci
I testi del Catechismo sono stati letti in 37 lingue diverse da più di 3000 lettori di tutte le categorie sociali, mentre 1200 attori in costume hanno ricostruito in fiction scene del Vecchio e del Nuovo Testamento. Nela piattaforma si potranno trovare tutte le opere del 64enne regista kosovaro, parente di Santa Teresa di Calcutta, come “Matteo Ricci. Un gesuita nel regno del drago”, “Madre Teresa. Una bambina di nome Gonxhe”, e “Viaggio nei luoghi del sacro”, serie realizzata per il Giubileo del 2000.
Il patriarca: un annuncio di fede in immagini e musiche
Dopo la presentazione di monsignor Davide Milani, presidente della Fondazione Ente dello Spettacolo, nel cui spazio si è svolto l’incontro, il patriarca di Venezia Francesco Moraglia, ha sottolineato che “il Catechismo ci aiuta a indicare nella fede, nella preghiera, nella celebrazione qualcosa che va al di là dell’uomo, ma rispetta profondamente la coscienza di ogni uomo. E credo che questo, veicolato nelle immagini, nei suoni, nelle musiche, nelle bellissime inquadrature del Videocatechismo sia qualcosa di importante che diventa un annuncio di fede”.
Mogol: gli uomini e la luce delle parole di Gesù
Nel prestigioso spazio FEdS all'Hotel Excelsior del Lido di Venezia, è intervenuto anche, presentato da Luca Caruso, responsabile comunicazione della Fondazione vaticana "Joseph Ratzinger-Benedetto XVI", Giulio Rapetti, in arte Mogol, poeta e autore, nonché consulente musicale dell’opera, che ha sottolineato come “il Videocatechismo è un’opera colossale, grandiosa, che rimarrà nella storia e per la quale dobbiamo ringraziare Gjon Kolndrekaj”. “Gli uomini – ha aggiunto il celebre autore – quando ripetono le parole di Gesù si illuminano”.
Padre Spadaro: con le immagini la fruizione è più umana
Nel suo articolato intervento, padre Antonio Spadaro ha presentato le cinque sfide e ambizioni del Videocatechismo, nel quale la parola “è divenuta elemento di connessione”, ha l’ambizione di “tradurre le parole in immagini.”, ma anche “di narrare storie”, di dare “valore alla parola” e infine “di garantire il passaggio forte dalla parola scritta al digitale”. Ecco il direttore de “La Civiltà Cattolica” al microfono di Vatican News:
R.- La Parola declinata sul digitale rappresenta una grande sfida. Perché noi siamo abituati a leggere la parola su un testo che è permanente, cioè su un pezzo di carta, mentre quando leggiamo la Parola su un tablet, per esempio, o su uno schermo, questo rende un po' più complicata l'operazione, perché il testo può “sparire”. Allora l'operazione di tradurre in immagine il catechismo, quindi trasformarlo anche in storie, se vogliamo, e dal forte valore simbolico, rappresenta una sfida importante, ma adeguata ai nostri tempi.
In tempi di pandemia, possiamo suggerire una visione sul web singola o in famiglia dei videocatechismo e una successiva condivisione dell’esperienza in gruppo, magari all'aperto?
R.- Quando si pone un contenuto all'interno di piattaforme digitali, non sappiamo più chi di fatto lo fruirà. E certamente la fruizione condivisa è un elemento molto importante perché si può realizzare dovunque, in qualunque momento, senza legami di spazio e di tempo e quindi può essere anche condivisa. Sarebbe molto bello se questo venisse condiviso in famiglia, per esempio, tra gruppi di amici o anche in gruppi di riflessione o di catechesi. La fruizione è completamente aperta.
E’ significativo che nel pontificato di un Papa come Francesco, che ama tanto il cinema, opera come il Catechismo abbia acquisito la potenza e la bellezza delle immagini?
R. - La bellezza delle immagini, dice Francesco, è fondamentale. Rischiamo di perdere l'immaginario, per questo le parole si sfibrano e perdono di senso. Per questo Francesco, per esempio, è affascinato dalla religiosità popolare, perché produce immagini. Far sì che le parole del catechismo, che in fondo è la dottrina della Chiesa, diventino immagini, questo rende possibile una fruizione più umana. E’ questo che mi colpisce e secondo me è questo il pregio dell'opera.
I mesi del lock down hanno segnato un boom delle piattaforme on demand come Netflix, Amazon Prime, Disney Plus. Nell'onda lunga di questo boom, forse questo è proprio il momento giusto per portare le opere di contenuti spirituali di Kolndrekaj su questi nuovi media?
R. - Certamente è il momento giusto, perché sappiamo bene che l'ambiente digitale fa parte ormai della vita quotidiana e i grandi messaggi, anche di senso, passano attraverso le piattaforme digitali. Quindi il Videocatechismo all'interno di queste piattaforme rappresenta un modo per comunicare la Fede, per condividerla per creare connessione con le persone e per dare anche la possibilità di condividere il messaggio evangelico con un largo numero di persone. Quindi è un’iniziativa importante, che arriva in un momento in cui c'è forte bisogno di un messaggio di speranze e di apertura al futuro.
L'episodio della Creazione in visione alla Villa degli Autori
In serata, presso la Villa degli Autori, è stato proiettato uno degli episodi del Videocatechismo, la “Creazione del cielo e della terra”, e il patriarca Francesco Moraglia ha parlato della forte esperienza di pastore di una città colpita prima dall’alluvione di e poi, come tutta Italia e il Mondo, dalla pandemia, nei mesi “sospesi” del lockdown. Con Vatican News ha ricordato quel periodo e parlato del Videocatechismo e di Venezia come laboratorio per la tutela del Creato.
R. - Questo periodo di lockdown ha costretto tutti a prendere in mano la propria vita e confrontarla con le grandi domande. Penso che allora contenuti spirituali ma non parlo solo dei libri, penso anche ai prodotti digitali, credo che siano veramente qualcosa di utile che possa aiutare l'uomo a recuperare il rapporto con sè stesso. Ci sono temi fondamentali, come la vita, la morte, la sofferenza che ci hanno visitato in modo drammatico in questi mesi. Nello stesso tempo c'è anche il grande tema della creazione, del Creato, perché noi uomini abitiamo una casa comune. Siamo molto diversi tra noi, siamo popoli, e continenti differenti, abbiamo culture e anche credo religiosi differenti. Però siamo tutti parte della creazione. Un prodotto come il Videocatechismo che porta a riflettere l'uomo oggi sul Creato, e quindi sui limiti dell'uomo, la sua fragilità, visto che il Covid-19 ci ha detto che siamo profondamente fragili che nessuno di noi è garantito, è fondamentale. Da questa sciagura dobbiamo cercare di trarre un bene, uscire più uomini. E questo forse vuol dire rivedere profondamente il nostro rapporto con la creazione. Penso che questa proiezione sulla creazione, sul Creato aiuti l'uomo ad essere attento al momento presente, a riscoprire cose che probabilmente davamo un po' troppo per scontate. Abbiamo perso il rapporto coi ritmi naturali e questo porta anche ad una mancanza di rispetto della creazione che invece è fondamentale. Il Papa parla, e il catechismo va in questa linea, di una visione ecologica integrale. Noi non siamo al di fuori della creazione, siamo parti possiamo dire anche e della creazione, ma nello stesso tempo siamo con gli altri, con le altre creature.
Possiamo dire che la forza delle immagini di quest'opera ci restituisce davvero un'ecologia integrale e valorizza la natura, ma anche in attività il lavoro e l'arte dell'uomo, pensate in armonia con il creato?
R. – Certamente. Nel momento in cui l'uomo si coglie come parte di un tutto, parte della creazione, un momento della ecologia integrale, allora in questo momento incomincia a rispettarsi di più, a rispettare di più gli altri uomini e a rispettare quella casa comune che è appunto la creazione. E che molte volte noi abbiamo strumentalizzato a dei criteri che hanno governato il mondo dal punto di vista delle grandi scelte culturali, che non mettevano la persona umana al primo posto.
Il fatto che questi messaggi partano da Venezia, che è una città che vive in simbiosi con un elemento naturale come l’acqua e che cerca di convivere e a volte di sopravvivere all'acqua che la invade, è importante…
R. - Credo che sia molto bello che venga proiettato il documento riguardante il Catechismo della Chiesa Cattolica sulla creazione qui a Venezia, perché Venezia è un po' un’osservatorio privilegiato. Venezia è una città bellissima e unica, ma è anche molto fragile. Una città che nasce dall'acqua, che vive nell' equilibrio tra l’acqua e la terra e quindi credo che sia un valore aggiunto importante, quello di poter dare alla Mostra del cinema di Venezia di quest'anno anche questa piccola perla preziosa che è la proiezione su un tema così fondamentale. Venezia dovrebbe diventare un laboratorio per pensare la sostenibilità di quella che è la vita di una società che ha delle esigenze, che ha dei diritti, ma anche doveri.
E’ significativo che nel pontificato di un Papa che ama tanto il cinema, un’opera come il catechismo abbia acquisito la potenza e la bellezza delle immagini attraverso questo film?
R. - Credo che sia fondamentale, perché siamo nella società della comunicazione, dell'immagine, della digitalizzazione. Credo che se fosse rimasta questa carenza, dal punto di vista della proposta cristiana, credo che qualcosa di incompiuto rischiava di depauperare una ricchezza culturale che credo si respiri guardando le immagini, sentendo le musiche, i testi che accompagnano questa visione della creazione.
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