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Polonia, no all’aborto eugenetico per i vescovi una “barbarie inaudita"

Incostituzionale la legge che consente l'aborto di feti con difetti congeniti. La decisione arriva dalla Corte Costituzionale di Varsavia. La Conferenza episcopale esprime soddisfazione e raccomanda vicinanza e cura delle famiglie coinvolte

Lisa Zengarini - Città del Vaticano 

Sentenza storica in Polonia sull’aborto. Con 11 voti favorevoli e 2 contrari la Corte costituzionale polacca ha stabilito ieri che l’interruzione volontaria della gravidanza per gravi malformazioni fetali viola la Costituzione. Una condizione questa prevista da una legge del 1993 che ammette l’aborto solo in questo caso e in quelli di stupro e di pericolo per la vita della madre.

Rispetto e tutela della dignità dell'uomo in primo piano

La sentenza è arrivata in risposta a un ricorso presentato nel 2019 da 119 deputati secondo i quali la norma viola i principi costituzionali che proteggono la vita di ogni individuo. Argomentazione accolta dai giudici che hanno così sancito l’incostituzionalità di tale norma in quanto contraria a tre articoli della legge fondamentale sulla protezione della vita umana (art. 38), sul rispetto e la tutela della dignità umana (art. 30) e sulla discriminazione (art. 32). Secondo la Corte, infatti, non può esserci tutela della dignità di un individuo senza la protezione della vita.

I vescovi: barbarie negare il diritto alla vita

Grande naturalmente la soddisfazione dei vescovi. “Con questa decisione ha confermato che il concetto di ‘vita non degna di essere vissuta’ è in netta contraddizione con il principio di uno Stato democratico governato dalla legge. La vita di ogni essere umano dal concepimento alla morte naturale ha lo stesso valore per Dio e dovrebbe essere ugualmente protetta dallo Stato”, ha dichiarato ieri il presidente della Conferenza episcopale polacca (Cep), monsignor Stanisław Gądecki. Ricordando le parole di San Giovanni Paolo II,  per cui “una democrazia e la bontà di una società”, si misurano dal loro atteggiamento verso i più deboli, il presule ha rimarcato che: “Ogni persona di coscienza retta si rende conto di quanto sia una barbarie inaudita negare il diritto alla vita a una persona, soprattutto a causa delle sue malattie”.

Monsignor Gądecki ha quindi richiamato il dovere di non dimenticare i bambini interessati da questa sentenza e le loro famiglie, che - ha detto - devono “essere circondati da una gentilezza speciale e da un'attenzione reale da parte dello Stato, della società e della Chiesa”.

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