Carcere, il 16 ottobre la XIII edizione del Premio Castelli
Roberta Barbi - Città del Vaticano
La tredicesima edizione del Premio Carlo Castelli per la solidarietà è organizzato dalla Società San Vincenzo De’ Paoli e mette in luce il lavoro letterario migliore degli ospiti degli istituti penitenziari italiani. Il concorso ha ricevuto il patrocinio del Senato della Repubblica, della Camera dei Deputati, del Ministero della Giustizia e dell’Università Europea di Roma; con lo speciale riconoscimento della medaglia del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Tra i media partner, invece, annovera il Pontificio Dicastero per la Comunicazione (Radio Vaticana, Vatican Media e Osservatore Romano), TV2000 e Radio InBlu.
Come ogni anno, anche per questa edizione sono giunti elaborati da numerosi istituti di pena di tutta Italia. Ai primi tre classificati la giuria assegnerà un “doppio” premio in denaro: una parte verrà consegnata all’autore, mentre un’altra somma verrà destinata ad un’opera di solidarietà. Nello specifico, i vincitori riceveranno rispettivamente 1.000, 800 e 600 euro, mentre saranno devoluti, nell’ordine: 1.000 euro per finanziare la costruzione di un’aula scolastica nel Centro Effata di Nisiporesti in Romania; 1.000 euro per un progetto formativo e di reinserimento sociale di una giovane dell’Istituto minorile di Casal del Marmo a Roma; 800 euro per l’adozione a distanza di una bambina dell’India.
Una buona azione e uno stimolo
In questo modo “anche chi ha sbagliato nella vita e vive l’esperienza della reclusione, avrà la possibilità di compiere una buona azione. Riteniamo che questo sia uno stimolo per aiutare il recluso a riconciliarsi con il proprio vissuto e con la società”, afferma Antonio Gianfico, presidente della Federazione nazionale della Società di San Vincenzo De’ Paoli.
“Viene da chiedersi come possa una persona ristretta in carcere percepire la realtà esterna”: è la domanda che pone Claudio Messina, delegato nazionale Carceri della Società di San Vincenzo De’ Paoli e ideatore del Premio Carlo Castelli, commentando il tema di quest’anno. “La galera interrompe bruscamente una condizione di vita e ne determina un’altra piena di limitazioni e divieti, tagliando contatti esterni e causando grossi condizionamenti ed una forte regressione nello sviluppo della personalità e nelle relazioni”, ha aggiunto.
Il racconto che emerge: l'incertezza del vivere
Dai racconti dei detenuti emerge proprio la consapevolezza di vivere in un “tempo sospeso”, l’ansia di non sapere se, una volta scontata la pena, fuori ci sarà ancora qualcuno ad attenderti, una casa, un lavoro. Ma, dagli elaborati emerge anche un altro sentimento: la paura. Tutti noi, che viviamo nel “mondo di fuori”, durante il lockdown, siamo rimasti in qualche modo “reclusi” nelle nostre abitazioni ed abbiamo sperimentato sensazioni di isolamento e clausura. Come avranno vissuto, i detenuti, la pandemia vista “da dentro?”. Puntando all’essenza della narrazione, stimolando soprattutto la spinta interiore che la persona è capace di sentire e di esprimere, il Premio Castelli vuole significare vicinanza a coloro che hanno intrapreso un percorso di cambiamento, o di conversione, a chi ancora non se ne sente capace, nonché provocare una riflessione in tutte le persone che non vogliono vedere e sentir parlare di carcere.
I vincitori
Queste le opere premiate: al primo posto “La paura di decidere chi essere” di Stefania Colombo dalla Casa di reclusione Milano Bollate; secondo classificato “Quello che vedo dall’aldiqua”, di Elton Ziri della Casa di reclusione di Vigevano, Pavia; terzo “Il buco della serratura” di Marcello Spiridigliozzi della Casa di reclusione di Rebibbia a Roma. Inoltre, la Giuria del Premio Carlo Castelli ha conferito dieci segnalazioni di merito ai migliori elaborati pervenuti da vari istituti penitenziari. Le opere finaliste sono raccolte e pubblicate in un volumetto intitolato “Spazi vicini Vite distanti” edito da Anthology Digital Publishing.
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